Cani in isolamento, senza una cuccia che protegga le loro ossa stanche dall’umidità del pavimento, box asettici in cui sono lasciati a marcire, in balia dell’incuria più totale e del mostro della solitudine: questo accade nella civilissima capitale, alle soglie del 2020, non nel medioevo. Ci troviamo nel canile di Villa Andreina di Pet Land convenzionato con Roma Capitale e con il Comune di Ciampino, situato in zona Acilia a sud di Roma per raccontarvi il dramma di Tyson, oggi finalmente libero grazie all’intervento di Animalisti Italiani.
Tyson è un bellissimo simil rottweiler, simbolo dei tanti cani reclusi e nascosti, finiti in mano a gestori avidi di denaro. Portato dal suo “proprietario” al canile-lager Parrelli di Roma, dopo il sequestro del suddetto, fu assegnato al canile di Villa Andreina insieme al fratello Zac, deceduto lì l’anno successivo per motivi mai resi noti. Tyson cerca di sopravvivere in questo ulteriore inferno che è solo uno dei tanti sparsi per l’Italia. La sua situazione drammatica è aggravata dal fatto di essere ritenuto cane problematico e pericoloso e posizionato nel settore 100, tristemente noto perché insieme al 200 vieta totalmente l’ingresso ai già pochissimi volontari presenti. Da quel giorno nessuno ha più avuto sue notizie e degli altri animali stanziati in tali aree. Sono trascorsi da allora 5 anni, ben 43800 ore di solitudine e disperazione.
Questo “pericoloso” cane oggi, mentre veniva liberato, si è rivelato docile e mansueto. L’isolamento sociale è, fra tutti i maltrattamenti che si possano somministrare a un cane, il peggiore e il più subdolo, perché il cane è un animale sociale e ciò non significa semplicemente che ama stare in compagnia ma è inerente la sua intelligenza sociale che coinvolge in maniera complessa e totalizzante la sua presenza nel mondo, la sua emotività, la sua intraprendenza, le sue motivazioni ad agire, la sua voglia di vivere.
Dopo una strenua battaglia: lettere inviate al comune di Roma, interrogazioni da parte di differenti esponenti politici per il divieto d’accesso al canile ai volontari, mailbombing al Dr. Visca, Direttore Direzione Promozione Tutela Ambientale e Benessere degli Animali del comune di Roma in seguito al diniego di adozione del cane Tyson, investigazioni e mobilitazioni istituzionali, riusciamo ad opporci all’ostruzionismo subito che impediva ai nostri volontari l’accesso al canile, scoperchiando definitivamente una serie di ignobili maltrattamenti inflitti sistematicamente agli animali che il Comune di Roma dovrebbe invece accudire e custodire.
“Non è ammissibile che al giorno d’oggi esistano realtà tanto gravi da arrecare inaudite sofferenze e maltrattamenti agli animali,” dichiara commossa Emanuela Bignami Responsabile Nazionale Randagismo degli Animalisti Italiani che ha seguito la vicenda e la liberazione di Tyson. Aggiunge: “Vogliamo ringraziare le volontarie dell’ex canile Parrelli Assunta Roberti e Maria Antonia Romani per la collaborazione insieme agli educatori cinofili Flavio Bianchini e Mirko Zuccari e Veruska Rossi a cui inizialmente era stata negata l’adozione per un’immotivata pericolosità attribuita a Tyson. Ancora oggi attendiamo dal Comune di Roma gli elenchi degli animali per i quali i cittadini pagano e il motivo per cui continuino a esistere settori inaccessibili ai volontari. Non ci fermeremo, tolleranza zero nei confronti di qualsiasi irregolarità, illecito e soprattutto forma di abuso sui più deboli”.
Oltre ai settori 100 e 200 abbiamo scoperto anche un invalicabile settore 400 in cui da poco sono stati trasferiti altri animali di cui non abbiamo avuto notizie chiare. Non comprendiamo, altresì, il motivo per cui ai volontari di Villa Andreina venga chiesto l’obbligo di indossare scarpe antinfortunistiche e caschi per addetti ai lavori.
La convenzione in essere tra Comune e Villa Andreina-PetLand Srls, prevede che suddetto gestore si occupi della cura, ma anche delle adozioni e dell’accoglienza al pubblico e invece viene anche vietato l’accesso a diverse associazioni animaliste. Indicazioni completamente disattese.
Nonostante le pressanti azioni portate avanti per tanti anni da Animalisti Italiani– attraverso la messa in campo di ogni risorsa disponibile per l’attivazione di piani di controllo, adozioni consapevoli, campagne di sensibilizzazione – ancora oggi combattiamo il degrado dei canili in tutta l’Italia, dove ogni regione ha i suoi scheletri, purtroppo nel senso letterale del termine.
La storia di Tyson, come quella di migliaia di altri animali nei canili, è sotto gli occhi di tutti ma in pochi vogliono vederla realmente. Le Istituzioni latitanti, gli abusi dei gestori privati dei canili, l’assenza di adozioni mostrano una totale indifferenza degli stakeholders il cui unico fine è continuare a lucrare all’insegna dei maltrattamenti degli animali e dello spreco di denaro pubblico.
I canili devono essere luoghi di passaggio non di detenzione a vita. Invece nei canili privati, con cui in molti casi i comuni si convenzionano, spesso non c’è attenzione a promuovere le adozioni dei cani, innocenti eppure prigionieri, ma solo verso i soldi che i comuni stessi riversano nelle tasche di chi gestisce la struttura. Soldi pubblici, lo ricordiamo ancora una volta, soldi di tutti noi cittadini. Il Comune di Roma si svegli dal suo torpore e inizi a fare il suo dovere: tutelare la vita degli animali di cui è responsabile!
Tyson oggi per la prima volta da 5 anni, è uscito dal “carcere in regime di isolamento” del canile di Villa Andreina, ha sfiorato un prato verde, respirato aria pura, sentito il profumo di quel sogno chiamato libertà. Lui fa parte della schiera degli ultimi, degli invisibili a cui è stata rubata la speranza, relegati in freddi box in cui hanno trascorso ingiustamente troppi anni delle loro vite.
È tempo che i tanti canili inaccessibili ai volontari aprano i cancelli così come stabilito dalla legge permettendo alle associazioni animaliste di partecipare alla vita della struttura, nell’interesse degli animali e a garanzia di una gestione trasparente. La gabbia da cui oggi Tyson è stato liberato non è solo un luogo fisico, ma è la gabbia dell’indifferenza e dell’oblio in cui per anni è stato confinato il suo cuore.