”Tanti stilisti hanno rinunciato a produrre jeans sbiancati con sabbiatura, mentre Dolce e Gabbana ignorando numerosi appelli internazionali, continuano indisturbati la loro strage” tuona Walter Caporale, presidente dell’Associazione Animalisti Italiani Onlus.
Questa mattina a Roma decine di attivisti dell’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” travestiti da operai – vestiti con jeans sbiancati insanguinati – e guidati dal presidente Walter Caporale, hanno occupato il negozio di “Dolce & Gabbana” in Piazza di Spagna (foto e video su www.animalisti.it) per protestare contro gli stilisti che non rinunciano all’uso dei jeans sbiancati con il metodo della sabbiatura, procedura che uccide decine di lavoratori. Bloccato simbolicamente l’ingresso dell’atelier, alcuni “operai” hanno simulato la lavorazione dei jeans incriminati, inscenando il soffocamento, la malattia e la tragica morte per silicosi degli stessi lavoratori. “Centinaia di bambini muoiono per sbiancare i tuoi jeans”, “La stoffa degli assassini”, “Uccideresti per un paio di jeans?”, “Vestiti senza sporcarti di sangue” sono stati gli slogan della Campagna Nazionale urlati questa mattina e con i quali l’Associazione Animalisti Italiani Onlus vuole raccogliere decine di migliaia di firme (attraverso una petizione che può essere scaricata dawww.animalisti.it), per evitare nel mondo l’uso di una tecnica di lavorazione, mortale per i lavoratori.
La tecnica più utilizzata per ottenere jeans invecchiati, sdruciti, scoloriti è quella della sabbiatura (sandblasting), eseguita attraverso getti di sabbia “sparati” con aria compressa su ogni singolo jeans. Questa tecnica produce una grande quantità di polvere e particelle sottili di biossido di silice: l’esposizione continua e duratura dei lavoratori a queste particelle, provoca la silicosi, malattia che in molti casi è letale.
La tecnica della sabbiatura è vietata in Europa dal 1966, ma viene utilizzata in altri Paesi così detti in via di sviluppo (Cina, India, Bangladesh, Pakistan, Nord Africa…), privi di tutele per i lavoratori e dove il costo del lavoro è minore. La Turchia, ex leader nella lavorazione dei jeans sbiancati, ha vietato la sabbiatura nel 2009, dopo aver accertato che ha causato circa 6.000 malati e 100 morti per silicosi.
La Clean Clothes Campaign ha lanciato una Petizione internazionale che chiede agli stilisti di evitare l’utilizzo del denim trattato con il metodo del sandblasting. Giorgio Armani, Versace, Gucci, H&M, Levi’s ed altre aziende si sono affrettate a vietare il processo, mentre “Dolce&Gabbana” continua ad ignorare questa petizione, nonostante le prove della mortalità di questa tecnica.
Dichiarazione di Walter Caporale, Presidente dell’associazione Animalisti Italiani Onlus :
“L’Associazione condanna l’ostinata indifferenza di Dolce e Gabbana nei confronti dell’appello internazionale che invita a non fare uso di jeans trattati con il metodo della sabbiatura.
La silicosi è una malattia che per secoli è stata associata al settore minerario; solo recentemente è stata riscontrata una connessione con l’industria del tessile. Da numerose prove raccolte in Turchia dai medici dell’Università AtaTurk è stato rilevato che i minatori contraevano la malattia dopo 20 anni di attività; nel settore del tessile invece l’esposizione prolungata e continua al biossido di silicio fa sviluppare la malattia in meno di 2 anni. Purtroppo resta latente per anni, e a causa della mancanza di controlli sanitari viene diagnosticata quando ormai si manifesta in maniera letale.
I primi due casi analizzati dai medici turchi – continua il presidente degli Animalisti Italiani Onlus – riguardavano due giovani di 18 e 19 anni che avevano lavorato nell’industria tessile per circa 5 anni. Tosse secca, vertigini, perdita di peso e problemi respiratori caratterizzavano i sintomi dei due ragazzi che avevano solo 13 e 14 anni quando avevano iniziato a lavorare con turni di lavoro di 11 ore, in stanze prive di aerazione e con la sola protezione di una maschera sul viso. I due morirono poco dopo la diagnosi della malattia.
La maggior parte delle vittime sono giovanissime: uno studio[1] effettuato in Turchia nel 2008 su 157 lavoratori rilevava che l’età media era di 23 anni e che i più giovani avevano iniziato a lavorare già a 10.
ORA CHE SAPPIAMO NON POSSIAMO CHIUDERE GLI OCCHI E FAR FINTA DI NIENTE!
Ci aspettiamo che In Italia si apra un dibattito e ci siano iniziative informative, rivolte ai consumatori, affinché siano consapevoli dei loro acquisti e ai produttori affinché provvedano ad adottare metodi alternativi come ha fatto la Replay il cui core business è il denim. Lo scorso mese di giugno la Replay ha infatti lanciato il primo jeans trattato con il laserblast: un trattamento molto particolare effettuato sul tessuto con il laser, che non utilizza sostanze chimiche, e riesce a raggiungere un risparmio dell’85% nel consumo di acqua. L’effetto finale – conclude Walter Caporale – è quello banale di un jeans stropicciato”.
[1] Akgun, M et al. “An epidemic of silicosis among former denim sandblasters” European Respiratory Journal Volume 32 n.5, pag 198
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