STOP CORRIDA – NO ALLA TORTURA FINANZIATA CON I FONDI EUROPEI”.
CAPORALE: “LA TORTURA SPAGNOLA NON PUO’ ESSERE FINANZIATA CON 130 MILIONI DI EURO L’ANNO DI SOLDI APPARTENENTI A TUTTI I CITTADINI EUROPEI”. APPELLO A PARTITI ED EURODEPUTATI ITALIANI.
Roma, 12 settembre 2013- L’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” questa mattina ha presentato una nuova Campagna contro le Corride e lo sperpero di denaro pubblico europeo (www.animalisti.it).
Una Campagna che contiene una grande denuncia di cui nessuno parla.
L’Unione Europea finanzia ogni anno, con 129,6 milioni di euro, la corrida e tutti gli spettacoli in cui si torturano i tori. Risorse che dovrebbero andare al sostegno dell’agricoltura e che invece finiscono per alimentare la tauromachia finanziando gli allevamenti di “tori da combattimento”. Ciò vuol dire che anche noi italiani contribuiamo al sostentamento delle corride spagnole ed alla tortura ed uccisione di almeno 30.000 tori l’anno. Ora l’Unione Europea si appresta a votare i Fondi per l’Agricoltura 2014-2020, inclusi i 130 milioni di euro annui per questo indegno spettacolo.
Dichiarazione di Walter Caporale, Presidente “Associazione Animalisti Italiani Onlus”: “Questi finanziamenti sono previsti nell’ambito delle politiche agricole dell’Unione Europea ed in particolare vengono stanziati Fondi per l’agricoltura e gli allevamenti. La parte destinata alla Spagna viene utilizzata per gli allevamenti dei “Tori da combattimento”. E’ una vergogna! Occorre evitare che i Fondi Europei diretti all’agricoltura finiscano per finanziare la tortura dei tori. Entro quest’anno il Parlamento Europeo nell’ambito dei CAP (Common Agricultural Policy – Politiche Agricole Comuni), voterà i prossimi Fondi per l’Agricoltura e gli allevamenti per il periodo 2014/2020. Abbiamo scritto a tutti gli Europarlamentari italiani affinché facciano inserire una norma in cui si specifichi che i Fondi Europei non devono finanziare gli allevamenti dei tori da combattimento”.
La Campagna lanciata dall’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” con gli slogan “LA VERA CULTURA NON TORTURA” e “STOP CORRIDA – NO ALLA TORTURA FINANZIATA CON I FONDI EUROPEI”, creatadall’Agenzia Pubblicitaria Concept06 di Silvia Bertolissi, comprende sia un messaggio raffigurato da un toro ferito dall’Euro – con cui l’Associazione ha realizzato maglie, adesivi, volantini informativi (vedi su www.animalisti.it) – sia una vasta campagna d’informazione rivolta ai cittadini affinché siano parte attiva e intervengano, con un appello ed una petizione, rivolti agli attuali europarlamentari italiani affinché propongano un emendamento che vieti l’utilizzo dei Fondi Europei per l’allevamento dei tori da combattimento.
Gli animalisti invitano a rivolgersi anche ai prossimi candidati alle Elezioni Europee del 2014.
“Questa campagna” – dichiara Mauro Mitrotti, Responsabile Campagna Corrida dell’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” – “ha già trovato molto consenso e seguito. Gli animalisti e tutti gli italiani in generale, sono indignati dal fatto che in Europa si decida di finanziare la pratica della Corrida, che non è cultura ma tortura. Per questo motivo abbiamo programmato una serie di iniziative anche con i candidati alle prossime Elezioni Europee”.
La presentazione della Campagna si è svolta in centro a Roma e alcuni volontari hanno rappresentato la tortura dei Tori ed il pentimento degli Europarlamentari.
Perché pochi sanno quale vergognoso calvario nasconde una corrida per i tori:
Il toro non è una belva feroce, ma un animale erbivoro, allevato in pascoli liberi fino all’età di 4 anni, per poi essere bruscamente trasferito nell’arena, ma il suo tragico calvario inizia molto prima: il trasporto degli animali può durare diversi giorni, senza cibo né acqua, sotto il sole cocente. Nelle ore precedenti la sua entrata nell’arena, il toro viene sottoposto a numerose torture: viene tenuto al buio e sottoposto a potenti purghe (a volte anche a droghe) per indebolire le sue forze, viene percosso sui reni con sacchi di sabbia. Gli vengono scorticate le punta delle corna per renderle più sensibili al dolore. Gli viene cosparsa trementina sulle zampe per impedirgli di star fermo e gli viene cosparsa vasellina negli occhi per annebbiargli la vista; nelle narici e nella gola gli viene infilata della stoffa per impedirgli di respirare regolarmente. Gli viene cosparso acido ustionante sulle zampe e gli vengono conficcati spilli nelle carni e nei testicoli per farlo agitare e contrastare la sua naturale mansuetudine.
Quando il toro arriva nell’arena non è altro che un animale terrorizzato che cerca disperatamente una via d’uscita. Tutto ciò è solo l’inizio di uno spettacolo che viene definito, da qualcuno, “folkloristico e di interesse culturale”. Ogni corrida si divide in tre parti. Durante il tercio de varas, la prima parte, il toro viene fatto entrare nell’arena dove lo aspettano i picadores che dall’alto di un cavallo conficcano una lancia nel collo del toro, dando il tempo al torero di valutarne la forza e i movimenti. Ciò provoca al toro un dolore molto intenso, una forte emorragia e una devastazione degli organi interni. I cavalli dei “picadores” sono anch’essi delle vittime: imbottiti di sedativi, con le corde vocali recise e muniti di paraocchi, vengono spinti verso il pericolo. Il materassino che dovrebbe proteggerli a volte non è sufficiente e il cavallo viene letteralmente sbudellato dalle cornate del toro, o riporta delle fratture durante le cadute. Senza ricevere delle cure adeguate, questi cavalli vengono inviati alla prossima corrida e raramente arrivano vivi al termine della stagione. Nella seconda fase, il tercio de banderillas, il toro viene provocato dai banderillos che lo infilzano con delle asticciole con arpioni di acciaio, le banderillas. Questi arpioni, conficcati nel collo del toro, servono ancor di più a strappargli i muscoli e i tendini del collo, costringendo l’animale ad abbassare la testa. Quando il toro, straziato e dissanguato (può perdere fino a 2 litri e mezzo di sangue), inizia a dare segni di cedimento, ha inizio la terza fase, il tercio de muleta. Il “matador” sventola il famoso drappo rosso, la muleta, di fronte al toro che tiene la testa bassa perché i muscoli del collo sono stati ormai danneggiati dai colpi precedenti. Contrariamente a quanto si pensa, il colore rosso della “muleta” non serve ad eccitare il toro (che come la maggior parte degli animali vede in bianco e nero) ma a mascherare gli schizzi di sangue che impressionerebbero il pubblico. A questo punto il torero sferza il colpo decisivo, che in teoria dovrebbe porre fine all’agonia dell’animale con un unico colpo di spada conficcata tra le scapole, fino al cuore. Ma questo non accade praticamente mai.
“Nella nostra rappresentazione” – conclude il Presidente Caporale – “gli europarlamentari si pentono di aver finanziato questa tortura. Il nostro auspicio è che ciò avvenga veramente e qualche Europarlamentare ci contatti al più presto.
Abbiamo infatti scritto un appello e annunciato a tutti e 72 europarlamentari italiani la nostra Campagna. Concludo ringraziando i volontari che hanno rappresentato la Tortura dei Tori: Klaudia Schmidt, Wladimiro Lembo, Cosimo Romano, Carmine Carmine De Nuzzo, Maria Pia Bianco, ed in particolare Giancarlo Di Felice che ha voluto fortemente questa Campagna, facendoci anche dono di una mostra fotografica”.
FIRMA LA PETIZIONE —>> http://bit.ly/1QZpgPm
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