Oggi, l’Italia si distingue, tristemente, come la prima nazione al mondo a varare una legge, con soli 159 voti favorevoli della maggioranza, 34 astenuti e 53 voti contrari, che proibisce la produzione, commercializzazione e persino la ricerca sulla carne coltivata. Il provvedimento, approvato con una multa minima di 10.000 euro per chiunque osi produrre tale tipo di carne, ha suscitato reazioni di sconcerto e preoccupazione a livello globale.
Il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, ha fortemente criticato questa decisione definendola insensata e antiscientifica: “È vergognoso che il Parlamento abbia approvato il divieto della carne coltivata in Italia. Questa legge bandiera della destra, osteggiata solo da +Europa e la Sinistra, è un affronto alla scienza e al progresso. Buffoni: l’Europa bloccherà questa vergogna. Ai Deputati italiani doppia vergogna: presenti in 246 su 400. Stipendi d’oro e non vanno neanche a votare!”
Assenti: il PD in misura pari al 47,06%, seguito da Azione – Italia Viva con il 42,86% e dal M5S con il 25%. Sarebbe questo il modo di rappresentare chi vi ha affidato il voto? La presenza costante in Parlamento è la dimostrazione effettiva dell’impegno indelebile verso i cittadini. L’assenteismo indebolisce la voce del popolo.
Oggi, inoltre, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha sferrato un discutibile attacco contro +Europa: si è diretto verso un gruppo di persone di +Europa mentre posavano col proprio cartello pro carne coltivata davanti a Palazzo Chigi. Prandini puntando Benedetto Della Vedova, definendolo “delinquente”, ha tentato di mettergli le mani addosso.
Durante le votazioni, l’On. Evi si è espressa sul provvedimento, evidenziando che “Se il Governo fosse sincero nei suoi obiettivi allora dovrebbe promuovere la riduzione del consumo di carne, si avvierebbe verso l’eliminazione dei fitofarmaci e si interrogherebbe sulla resistenza agli antibiotici. Proprio in Italia l’abuso di antibiotici è un problema che continua ad essere taciuto”.
Ricordiamo che il DDL a firma Lollobrigida e Schillaci parte dall’errore terminologico nel definire la carne coltivata come “sintetica” in quanto si tratta di moltiplicare le cellule di un animale in un ambiente controllato, senza alcun processo di sintesi chimica.
La carne coltivata non è sintetizzata, ma piuttosto ottenuta attraverso la moltiplicazione di cellule già esistenti prelevate da un animale. Paragonarla a una sintesi chimica è scorretto e fuorviante. Non si tratta di creare nulla, bensì di moltiplicare delle cellule in modo controllato, un processo simile a quello utilizzato nella produzione di yogurt o birra.
Il divieto, giustificato con l‘invocazione del “principio di precauzione”, ha suscitato perplessità in un contesto internazionale in cui la comunità scientifica si concentra sull’utilizzo dell’avanzamento tecnologico per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico, garantire la sicurezza alimentare e promuovere il benessere animale.
La carne coltivata rappresenta una soluzione sostenibile ed etica per il futuro, contribuendo a ridurre i danni dell’impatto ambientale dell’allevamento animale, convertendo le attività della filiera della carne verso produzioni cruelty-free, rispettose della vita degli animali.
In un momento in cui la scienza offre opportunità per affrontare le sfide globali, l’Italia sembra muoversi in direzione opposta, ignorando il potenziale positivo della carne coltivata. La comunità scientifica e animalista esorta il governo italiano a riconsiderare questa decisione e a promuovere un approccio basato su evidenze scientifiche e benessere animale, anziché limitare il progresso e l’innovazione nel settore alimentare.