Nel cuore di Trento, sabato 16 settembre, una marea di oltre 5000 persone si è unita per una causa comune: la difesa degli animali. Riuniti in un imponente corteo contro la caccia, organizzato volutamente in occasione dell’apertura della nuova stagione venatoria, gli attivisti dell’Associazione Animalisti Italiani hanno marciato per le strade del centro, insieme alla Lega Anti Vivisezione (LAV), Alleanza Animalista, Federazione Nazionale ProNatura, WWF Italia, Anonymous for the Voiceless sezione di Trento e LNDC Animal Protection alzando le loro voci in un unanime grido di protesta contro la crescente libertà di azione concessa ai cacciatori e l’ostilità, sempre maggiore, nei confronti della fauna selvatica. Una tendenza che ha iniziato a contaminare numerose iniziative politiche italiane a livello locale e nazionale. La protesta si è concentrata principalmente sugli orsi, lupi e cinghiali, che continuano ad essere nel mirino di una politica che sembra incapace di promuovere una convivenza armoniosa tra animali e esseri umani.
Dopo il controverso episodio dell’orsa JJ4, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha proposto di imprigionare a vita anche l’orsa F36, nonostante il fatto che l’animale abbia agito solo per difendere il proprio cucciolo. Inoltre, insieme al presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, sono state condannate a morte alcune popolazioni di lupi per aver predato animali non sufficientemente protetti dai loro allevatori.
Tuttavia, la situazione non riguarda solo le regioni di Trento e Bolzano. La crudeltà nei confronti degli animali selvatici è purtroppo diffusa in tutto il territorio nazionale. A titolo di esempio, il Commissario straordinario per il controllo della Peste Suina Africana ha decretato l’uccisione di ben 612.000 cinghiali all’anno, sostenendo addirittura l’uso delle forze armate per farlo, con il pretesto della necessità di controllare la diffusione della malattia.
Inoltre, la stagione venatoria è iniziata il 17 settembre, e grazie all’emendamento noto come “caccia selvaggia,” approvato con la Legge di Bilancio 2023, i cacciatori ora possono sparare a praticamente qualsiasi animale, ovunque, sia nei parchi che in città, mettendo in pericolo anche la sicurezza pubblica sotto la giustificazione del “controllo” della fauna.
Orsi, lupi, cinghiali, caprioli, mufloni, volpi, cornacchie e storni sono solo alcune delle specie che quotidianamente subiscono la caccia e le politiche di gestione discutibili delle autorità locali.
La politica locale sembra spesso strumentalizzare le legittime preoccupazioni dei cittadini per raccogliere consenso elettorale.
Conclude Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani: “Questa manifestazione rappresenta un segnale forte; è giunto il momento di cambiare rotta. Non possiamo più aspettare passivamente mentre sempre più animali vengono uccisi. Dobbiamo essere proattivi e impegnarci per una maggiore protezione degli animali e degli esseri umani, a cominciare dalla totale abolizione della caccia. L’odio verso la fauna selvatica e l’uso della violenza non possono essere la risposta ai problemi che affrontiamo”.
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