Secondo la Commissione Salute dell’Accademia Nazionale dei Lincei la ricerca italiana sarebbe fortemente danneggiata dal decreto legislativo 26/2014 relativo al blocco dei test sugli animali e pertanto ritiene necessario sollecitare il Governo per eliminare questo decreto che impedirebbe il progresso scientifico!
Dichiara Walter Caporale Presidente degli Animalisti Italiani: “L’Accademia Nazionale dei Lincei è una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa. Ma pare essersi fermata al 1603, anno della sua fondazione. Forse non sa che un Paese all’avanguardia come l’America, entro il 2035, ha previsto di abolire totalmente i finanziamenti alla ricerca scientifica basata su vivisezione animale, proponendo investimenti in denaro su modelli sostitutivi. Forse la Commissione Salute dell’Accademia Nazionale dei Lincei non sa neppure che scienza ed etica dovrebbero camminare di pari passo. Da anni sosteniamo che una nuova strada è possibile: si possono salvare sia le vite degli uomini che degli animali! Esistono possibili soluzioni non cruente rispettose delle creature che ci circondano”.
La ricerca di metodi alternativi/sostitutivi all’uso di animali procede su due filoni principali: la ricostruzione di organi in vitro, in laboratorio a partire da cellule isolate e l’uso dei computer. Al momento, però, tecniche diverse dalla vivisezione animale non sono usate, se non in piccola parte, dagli studiosi. Investendo tempo e risorse economico-scientifiche sull’innovazione tecnologica, sarebbe possibile creare uno scenario in cui vengano totalmente aboliti gli esperimenti su altri esseri viventi. Ciò che continua a mancare è la volontà di investire seriamente su una ricerca veramente scientifica che sia rispettosa della vita di tutti!
Perché si ignorano i grandi passi avanti negli studi di tossicità così da ridurre il numero di animali coinvolti nella sperimentazione? Si pensi al database, stabilito con la normativa REACH dell’Unione Europea, che ha permesso di tutelare vite animali.
Tutte le industrie europee sono tenute a depositare i protocolli e i risultati delle sperimentazioni effettuate con gli animali per una determinata sostanza. In questo modo si è scoperto che alcune sostanze venivano testate più e più volte solo perché un’industria non era a conoscenza del fatto che un’altra aveva già condotto la stessa sperimentazione.
Perché si ignorano i software capaci di riprodurre fedelmente il meccanismo d’azione di una sostanza nell’organismo umano, per ampliare ulteriormente le possibilità di adozione dei metodi sostitutivi?
Forse gli interessi economici che ruotano attorno alle ricerche hanno la priorità?
A nostro avviso è solo il movente economico che mantiene in vita la vivisezione; un indotto che, numeri alla mano, supera quello prodotto dall’industria bellica mondiale.
Chiediamo pertanto al Governo non solo il mantenimento del decreto 26/2014 che apparentemente sancisce la “protezione”
degli animali utilizzati ai fini scientifici o educativi (esiste infatti una deroga che prevede la possibilità di effettuare esperimenti senza anestesia), ma soprattutto di investire maggiormente sulle nuove tecnologie, colmando così l’evidente divario esistente nella destinazione dei fondi per la ricerca, incrementando l’uso dei “modelli sostitutivi” nelle sperimentazioni scientifiche fino ad arrivare alla totale abolizione dell’utilizzo degli animali.
“Un nostro obbligo morale, tutelare la vita degli animali, in quanto ci autoreferenziamo come specie superiore. Concetto indiscutibilmente vero ma che, proprio in virtù di questo ‘potere’, accresce i nostri doveri.
‘Noblesse oblige’ dicono i francesi. La nobiltà, il rango, comportano più obblighi, non più privilegi”, conclude il Vice Presidente Riccardo Manca.