Nel cuore della Lombardia, una tragica storia di ingiustizia è emersa quando l’ASL e la Regione Lombardia nel settembre scorso hanno abbattuto dieci cinghiali presso il Rifugio Cuori Liberi a Sairano, in provincia di Pavia. Questo è solo uno dei molti eventi che fanno parte del piano noto come “Libera Caccia”, approvato durante l’estate dal governo Meloni. Questo piano sanguinario si propone di abbattere 600.000 cinghiali nel quinquennio 2023-2028, con l’obiettivo dichiarato di eradicare la peste suina africana (PSA).
Tuttavia, la realtà sta dimostrando una storia molto diversa.
Abbiamo manifestato sabato 7 ottobre a Milano davanti al Palazzo della Regione Lombardia insieme ad altre 10000 persone per commemorare le vite spezzate nel Santuario Cuori Liberi che potevano essere salvate e per gridare la necessità di un reale CAMBIAMENTO orientato alla tutela delle specie.
Il decreto del Ministero dell’Ambiente sembrava intenzionato a contenere la diffusione della PSA, i dati disponibili mostrano che la malattia si sta diffondendo principalmente all’interno degli allevamenti intensivi di suini. Gli animali selvatici, come i cinghiali, sembrano avere un ruolo marginale nella diffusione della malattia. Questo solleva dubbi sulla necessità dei fondi destinati agli abbattimenti dei cinghiali e se possano essere meglio utilizzati altrove.
Il Commissario straordinario alla PSA, Vincenzo Caputo, ha sollecitato le Regioni a intensificare le azioni di abbattimento dei cinghiali per raggiungere l’obiettivo previsto. Tuttavia, dalla Lombardia arrivano dati che sollevano ulteriori interrogativi. Nel principale focolaio di PSA in Italia, la provincia di Pavia, su 1.730 cadaveri di cinghiali esaminati, ben 1.727 sono risultate negative alla peste. Al contrario, la positività al virus è stata riscontrata in 12.910 suini, di cui più di 30.000 sono stati abbattuti solo nella provincia di Pavia, compresi i dieci cinghiali del Rifugio Cuori Liberi, che non erano destinati al consumo. In pratica, il 97% dei suini affetti da PSA si trova negli allevamenti intensivi del Pavese, che rappresentano oltre il 50% del comparto nazionale.
Anche se il governo sta considerando di schierare l’esercito contro i cinghiali, in Lombardia il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha assicurato il supporto militare. Tuttavia, la necessità di tale intervento è discutibile alla luce dei dati attuali. La chiamata di “emergenza nazionale” è stata ripetuta da varie parti, incluso il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
Attualmente, i casi di PSA nei cinghiali sono stati riscontrati principalmente in Liguria e Piemonte, anche se si sono verificati casi in altre regioni come Lazio, Calabria, Campania e Basilicata. Tuttavia, gli abbattimenti non sembrano essere uno strumento efficace né per debellare la malattia né per ridurre il numero di cinghiali.
Andrea Mazzatenta, professore di Fisiologia all’Università di Chieti-Pescara, spiega che i cinghiali sono animali estremamente stanziali, e gli abbattimenti spingono gli animali a spostarsi fuori dal proprio territorio, creando così le condizioni per la diffusione della malattia. Inoltre, l’uccisione dei cinghiali non riduce significativamente la popolazione, poiché le famiglie di cinghiali sono matriarcali, e il numero di cinghiali rimane stabile a meno che l’uomo non intervenga.
Inoltre, spesso è la madre cinghiale che viene abbattuta con maggiore facilità, portando le altre femmine del branco a riprodursi con cinghiali più giovani, facendo così aumentare il numero di cinghiali in modo esponenziale.
In conclusione, la situazione dei cinghiali uccisi per la PSA solleva domande importanti sulla validità del piano “Libera Caccia” e sull’efficacia degli abbattimenti come strumento per contenere la malattia. La realtà sembra indicare che il problema della PSA si concentri principalmente negli allevamenti intensivi di suini, mentre i cinghiali selvatici non rappresentano una minaccia significativa. Sarebbe opportuno riconsiderare le strategie e i fondi assegnati per affrontare questa situazione in modo più efficace ed etico.