“Ci indigniamo per questo continuo gioco in cui a suon di ordinanze la Provincia di Trento cerca di decidere della vita di un altro essere vivente. Ci indigniamo davanti alle continue chiacchiere di giornalisti come Lei, Dr. Sebastiano Messina, che danno voce solo ad una campana” – afferma Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani Onlus. E aggiunge: “Mi riferisco al suo ultimo articolo. Un articolo parziale in cui domina solo e soltanto la mera visione antropocentrica che non tiene affatto conto dei delicati equilibri della natura, equilibri che vanno rispettati. Così come andrebbe rispettato il dolore per la tragedia avvenuta e la perdita del giovane runner in quel terribile 5 aprile nei boschi del Trentino. Tuttavia al composto silenzio si è contrapposto un assordante rumore, privo di una corretta informazione sul rapporto uomo-animale. Non possiamo tacere di fronte al brulicare di finti leoni da tastiera che si ergono esperti zoologi condannando dapprima la mamma orso JJ4 (colpevole di fare l’orso) per poi estendere a tutta la fauna selvatica i metodi risolutivi alla Rambo.”
Conclude il Presidente Caporale: “Imbracciare un fucile per sterminare gli orsi non è la soluzione. Bisogna partire da una corretta educazione ambientale, il bosco è l’habitat di determinate specie, anche protette; non è un luogo idoneo per praticare certi sport senza margini di rischio. Il problema non è la sospensione dell’ordinanza di abbattimento da parte del Tar e nemmeno colpevolizzare il ragazzo per essersi spinto oltre, ma è soprattutto la cattiva gestione della fauna selvatica da parte della Provincia di Trento. Ne è emblema il fatto stesso che JJ4, dotata di radicollare, non sia monitorabile a causa del collare scarico. Grave il fatto che non si trasmettano più i dati relativi agli spostamenti dell’esemplare, ma è altrettanto grave risolvere la situazione spezzando un’altra vita”.
Ricordiamo che nel tempo il Presidente Fugatti è rimasto a guardare, ignorando ad esempio in questi anni, quanto proposto dal Ministero dell’Ambiente. Per maggiore chiarezza riepiloghiamo di seguito per punti tutto quello che Fugatti non ha fatto:
– Monitorare la popolazione di grandi mammiferi visto che non si conosce il numero esatto delle specie selvatiche trentine;
– Radiocollarizzare con sistema satellitare gli orsi (non con il GPS che nelle valli trentine non funziona bene), così da conoscere costantemente dove è collocato ogni esemplare;
– Cartelli ammonitori e di informazione lungo i sentieri trentini e opuscoli nei bar, ristoranti e hotel del territorio;
– Divieto di condurre cani senza guinzaglio lungo i sentieri;
– Utilizzo di contenitori per rifiuti ermetici e anti orsi, così da evitare che gli orsi si avvicinino ai centri abitati alla ricerca di facile cibo (metodo già brillantemente utilizzato in altri grandi parchi).
– Implementare il controllo da parte della Forestale con il contribuito economico del ministero dell’Ambiente alle spese straordinarie.
Altro dettaglio importante: venne chiesto ai governatori delle regioni limitrofe (tutti della Lega) di accogliere alcuni esemplari nei propri territori. La risposta, come si può facilmente immaginare, fu negativa da parte di tutti loro.
Conclude il Presidente Caporale: “Imbracciare un fucile per sterminare gli orsi non è la soluzione. Bisogna partire da una corretta educazione ambientale, il bosco è l’habitat di determinate specie, anche protette; non è un luogo idoneo per praticare certi sport senza margini di rischio. Il problema non è la sospensione dell’ordinanza di abbattimento da parte del Tar e nemmeno colpevolizzare il ragazzo per essersi spinto oltre, ma è soprattutto la cattiva gestione della fauna selvatica da parte della Provincia di Trento. Ne è emblema il fatto stesso che JJ4, dotata di radicollare, non sia monitorabile a causa del collare scarico. Grave il fatto che non si trasmettano più i dati relativi agli spostamenti dell’esemplare, ma è altrettanto grave risolvere la situazione spezzando un’altra vita”.
Ricordiamo che nel tempo il Presidente Fugatti è rimasto a guardare, ignorando ad esempio in questi anni, quanto proposto dal Ministero dell’Ambiente. Per maggiore chiarezza riepiloghiamo di seguito per punti tutto quello che Fugatti non ha fatto:
– Monitorare la popolazione di grandi mammiferi visto che non si conosce il numero esatto delle specie selvatiche trentine;
– Radiocollarizzare con sistema satellitare gli orsi (non con il GPS che nelle valli trentine non funziona bene), così da conoscere costantemente dove è collocato ogni esemplare;
– Cartelli ammonitori e di informazione lungo i sentieri trentini e opuscoli nei bar, ristoranti e hotel del territorio;
– Divieto di condurre cani senza guinzaglio lungo i sentieri;
– Utilizzo di contenitori per rifiuti ermetici e anti orsi, così da evitare che gli orsi si avvicinino ai centri abitati alla ricerca di facile cibo (metodo già brillantemente utilizzato in altri grandi parchi).
– Implementare il controllo da parte della Forestale con il contribuito economico del ministero dell’Ambiente alle spese straordinarie.
Altro dettaglio importante: venne chiesto ai governatori delle regioni limitrofe (tutti della Lega) di accogliere alcuni esemplari nei propri territori. La risposta, come si può facilmente immaginare, fu negativa da parte di tutti loro.
Basta con la persecuzione degli orsi, bisogna concordare piani e modalità che consentano una duratura e pacifica coesistenza tra le specie come avviene da decenni nella Regione Abruzzo.
Gli orsi sono predatori al vertice della catena alimentare e il loro ruolo ecologico migliora l’ecosistema, influenzando le popolazioni delle prede e indirettamente gli habitat. Sono simbolo degli ecosistemi montani sani e ricchi di biodiversità. La convivenza con i grandi predatori che hanno sempre popolato il nostro Paese non è solo possibile, seguendo alcune accortezze, ma anche necessaria. I sistemi per ridurre i danni e aiutare la convivenza esistono, sono già disponibili e sperimentati e i numerosi progetti europei Life lo dimostrano.
Gli orsi sono predatori al vertice della catena alimentare e il loro ruolo ecologico migliora l’ecosistema, influenzando le popolazioni delle prede e indirettamente gli habitat. Sono simbolo degli ecosistemi montani sani e ricchi di biodiversità. La convivenza con i grandi predatori che hanno sempre popolato il nostro Paese non è solo possibile, seguendo alcune accortezze, ma anche necessaria. I sistemi per ridurre i danni e aiutare la convivenza esistono, sono già disponibili e sperimentati e i numerosi progetti europei Life lo dimostrano.