Le associazioni: il Comune intervenga subito per fare piena luce.
Cosa ci faceva un cucciolo di cornacchia grigia, specie protetta, in un canile comunale? È questa la domanda che si pongono le associazioni Animalisti Italiani, Enpa, Lav e Leidaa.
Non è noto il motivo per cui il volatile, dopo essere stato ritrovato sul territorio, sia stato detenuto da qualche settimana nella struttura.
Nella giornata di ieri il tragico epilogo: una volontaria si è avvicinata alla cornacchia insieme a un cane pitbull che ha sbranato il povero uccello.
Così è finita la vita di Emma.
Questo il nome che il personale del canile della Muratella aveva dato al piccolo volatile.
Le associazioni giudicano la detenzione di un animale selvatico appartenente a una specie protetta all’interno del canile comunale fatto inaudito e grave.
Gli animali selvatici sono patrimonio indisponibile dello Stato e a norma di legge è vietato detenerli e anche dargli del cibo.
La procedura da seguire in casi di rinvenimento di piccoli di specie selvatiche, se privi di entrambi i genitori, prevede l’immediata consegna degli animali ai centri di recupero specializzati.
Perché, si chiedono le associazioni, la piccola cornacchia non è stata portata al CRFS – Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma o altro centro specializzato?
La piccola cornacchia è stata condannata a una morte annunciata dal comportamento censurabile di chi lavora nella struttura e di chi ne ha la responsabilità di gestione e controllo.
Le associazioni animaliste chiedono al Comune di Roma di attivarsi senza indugio affinché sia fatta piena luce sulle dinamiche e sulle responsabilità che hanno portato prima alla detenzione e poi alla morte della piccola cornacchia.