Si è recentemente concluso il procedimento legale che ha visto coinvolto Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani, accusato di diffamazione dal Comune di Siena e dal Consorzio per la tutela del Palio di Siena. L’azione legale è nata in seguito a una sua dichiarazione critica sul Palio, espressa durante una trasmissione radiofonica nel 2021, che aveva suscitato dure reazioni da parte delle istituzioni senesi. Tuttavia, il giudice ha disposto il non luogo a procedere per remissione di querela, chiudendo così la vicenda senza condanne.

Oggi si terrà il Palio di Siena, da sempre simbolo di una tradizione locale che presenta un lato oscuro difficile da ignorare: dal 1975 ad oggi, 43 cavalli sono morti a causa della corsa, molti dopo incidenti gravi su un percorso irregolare, stretto e rumoroso, che sottopone gli animali a stress fisico e psicologico intensi. Le curve a gomito di Piazza del Campo e il trambusto della folla sono un contesto innaturale e pericoloso per gli equidi.
Questa manifestazione, pur celebrata come patrimonio culturale, continua a trasformare i cavalli in strumenti, dimenticando il loro valore di esseri senzienti. Le cure ricevute dopo la carriera non possono compensare la sofferenza accumulata durante le corse, né giustificare la messa in scena di un evento che si fonda sul rischio costante di infortuni e traumi.
Per questi motivi, l’Associazione Animalisti Italiani e altre realtà impegnate nella tutela degli animali chiedono con forza un ripensamento: non basta migliorare le condizioni o garantire assistenza post-corsa, serve un cambio radicale che superi l’uso degli animali come simboli da spettacolo. Continuare a trasmettere il Palio in televisione e promuoverlo come evento culturale significa perpetuare un sistema di sfruttamento che va contro i valori di rispetto e tutela della vita animale.
Il caso del Presidente degli Animalisti Italiani, Caporale, chiuso senza condanne, rappresenta un segno per chi osa mettere in discussione le tradizioni e parlare apertamente di sofferenza animale. Ma la vera sfida rimane: far sì che la cultura e la storia si evolvano, includendo il rispetto per ogni essere vivente e non costruendo la propria identità su pratiche di dominio.