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Insetti non nel piatto, ma in natura!

L’invasione silenziosa: farine di insetti negli alimenti. La vera sfida? L’alimentazione plant based

  • 12 Luglio 2024
    • Alimentazione e Salute
    • News
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Grillo domestico, larva gialla della farina, locusta migratoria e verme della farina minore sono gli insetti dai quali anche in Italia è possibile ricavare e mettere in commercio farina e prodotti alimentari derivati. In generale l’utilizzo di insetti nei prodotti alimentari è stato autorizzato dall’Unione Europea già da regolamento UE 2015/2283, che li inserisce tra i “novel food”, cioè nella categoria di alimenti non ancora consumati in misura significativa dall’uomo.

I novel food possono essere alimenti innovativi, prodotti utilizzando nuove tecnologie e nuovi processi di produzione, nonché alimenti tradizionalmente utilizzati al di fuori dell’Unione Europea, come appunto gli insetti. In Italia la normativa è stabilita dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ed è contenuta in 4 diversi decreti pubblicati in Gazzetta ufficiale il 29 dicembre 2023. La legislazione nazionale in materia consegue a quella comunitaria.

COME RICONOSCERE I CIBI A BASE DI FARINE DI INSETTI

Leggere attentamente gli ingredienti sulle etichette dei prodotti alimentari. Se contengono le seguenti denominazioni, non acquistateli:

  • Acheta domesticus ovvero grillo domestico (23A07040);
  • Larva di tenebrio molitor, larva gialla della farina (23A07041);
  • Locusta migratoria (23A07042);
  • Larve di alphitobius diaperinus o verme della farina minore (23A07043).

Lato produttori il codice ateco 014990 identifica chi si occupa di allevamenti di grilli. Il codice 108909 indica la produzione di altri “prodotti alimentari nca (non codificati altrove)”; mentre iI codice 107300 indica “prodotti farinacei simili”, ma è riferito a farinacei vegetali e non a polveri animali.

È il Regolamento europeo 2023/58 a definire le caratteristiche della farina di grillo che è entrata a far parte dei nuovi alimenti: si tratta di polvere parzialmente sgrassata ottenuta dal grillo domestico intero mediante una serie di fasi, che prevedono tra l’altro un periodo di digiuno di 24 ore degli insetti per consentire lo svuotamento intestinale, l’uccisione mediante congelamento, il lavaggio, il trattamento termico, l’essiccazione, l’estrazione dell’olio (estrusione meccanica) e la macinazione. Siamo dinanzi, quindi, ad una tecnica di allevamento e produzione molto precisa, riservata solo ai grilli “allevati” (non si utilizzano grilli selvatici). Questi alimenti sono stati autorizzati dopo un ciclo di test condotti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che ne ha confermato la sicurezza per il consumo umano, eccetto per le persone con allergie ai crostacei.

CONSEGUENZE  – Abbiamo chiesto in merito alle farine di insetti l’opinione del Dr. Vasco Merciadri, Medico Chirurgo e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva: “La farina di grillo è prodotta con le larve di questo insetto ovviamente da allevamento. È ricca di proteine ma contiene chitina che può dare origine a gravi allergie fino allo shock anafilattico, come del resto accade alimentandosi anche di crostacei. È molto costosa, circa 10 volte il prezzo della farina di cereali ed è utilizzata per succedanei della carne di vertebrati come la mucca, il maiale, i polli. Spesso si può trovare in alimenti additivati. Leggete quindi sempre le etichette, prestando attenzione a cosa si sta acquistando. La farina di grilli non fa bene alla salute anche se ha meno trattamenti rispetto alla carne. Entrambe vanno eliminate dalla dieta. La vera soluzione per la salvaguardia degli animali e del pianeta è il passaggio all’alimentazione plant based, sana e priva di crudeltà”.

Secondo la Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Zootecnica (BDN), gli allevamenti in Italia sono oltre 370.000 e la regione che ne conta di più è il Lazio, seguita da Lombardia e Campania. Ci “vivono” oltre sei milioni tra bovini e bufalini, quasi sette milioni di pecore, oltre un milione di capre e quasi otto milioni e mezzo di maiali. Ogni anno l’Europa destina miliardi di euro agli allevamenti intensivi, responsabili di inquinamento delle acque, maltrattamento degli animali, antibiotico resistenza e perdita di biodiversità, pericolo pericolosi per future pandemie.
Complessivamente, nel triennio 2018-2020 le emissioni di gas serra dovute alla produzione alimentare di carne rappresentavano oltre il 50% di quelle del settore agricolo.

“Food for Profit” è il primo documentario, realizzato dalla giornalista Giulia Innocenzi, che mostra il filo che lega sfruttamento animale, industria della carne, lobby e potere politico. Difficilmente vedremo presto la cosiddetta “carne coltivata” nei supermercati: intaccherebbe gli interessi economici di molti! Con le farine di insetti si sta tentando di creare una nuova lobby? Considerate che la farina di grilli attualmente importata in Europa è prodotta esclusivamente dalla ditta vietnamita Cricket One che per 5 anni, a partire dal 2023, sarà appunto l’unica azienda a poter immettere tali prodotti sul mercato. Stiamo assistendo ad un nuovo “food for profit”?

Fino a questo momento, il grillo aveva trovato impiego alimentare soprattutto come cibo per animali da compagnia e per alcuni tipi di rettili insettivori, in quanto facile da riprodurre e proteico. Il fattore disgusto e le esperienze culturali rendono difficile l’accettazione degli insetti come cibo in Europa, ma l’abitudine potrebbe cambiare questo atteggiamento nel tempo andando a distruggere un ulteriore ecosistema. L’idea di utilizzare tali farine è spesso presentata come una soluzione ecologica, poiché richiede meno risorse rispetto alla produzione di carne tradizionale. Tuttavia, questa falsa narrazione sotto il pretesto della sostenibilità, ignora che gli insetti, come tutti gli animali, meritano considerazione etica e che il loro allevamento intensivo può avere impatti negativi sull’ambiente, inclusa la riduzione della biodiversità e la perturbazione degli equilibri naturali.

CONCLUSIONI – Allevare e uccidere milioni di insetti per la produzione alimentare rappresenta un altro passo verso la mercificazione della vita animale, perpetuando il ciclo di sfruttamento.

Le alternative vegetali offrono tutte le proteine e i nutrienti necessari per una dieta equilibrata senza la necessità di speculare sugli animali. Questo approccio alimentare riduce significativamente l’impatto ambientale, diminuendo il consumo di acqua, terra e risorse energetiche, abbattendo le emissioni di gas serra.

La riduzione del consumo di prodotti di origine animale, inclusi quelli a base di insetti, fino alla totale eliminazione è un passo fondamentale per la salvaguardia del Pianeta. Adottare una dieta vegetale, ricca di frutta, verdura, legumi e cereali, non solo contribuisce alla tutela degli animali, ma anche alla salvaguardia della nostra stessa salute.

 

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