35 mufloni sull’Isola d’Elba sono stati uccisi per decisione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Il Parco, in aperta violazione dell’accordo sottoscritto a novembre 2021 con alcune associazioni animaliste, ha deliberatamente e unilateralmente ripreso le operazioni di abbattimento, ignorando la sospensione “sine die” che non prevedeva una data di scadenza.
L’accordo, teso a sospendere le uccisioni trasformandole in catture e trasferimenti sulla terraferma, contemplava chiari impegni da parte del Parco, inclusi il potenziamento delle operazioni di cattura e trasporto e la creazione di un gruppo di lavoro con rappresentanti delle associazioni animaliste. Tuttavia, il Parco ha ignorato tali impegni, causando la morte ingiustificata dei mufloni.
Al Giglio non c’è più un muflone vivo. Gli ultimi tre, rincorsi dai cacciatori selettivi all’interno della tenuta privata della famiglia Baldacci, sul Promontorio del Franco, sono stati avvolti in sacchi di plastica nera e sistemati sopra un pick up. Andranno seppelliti, insieme agli altri trentadue uccisi nel corso del tempo.
Qualunque alterazione del numero di mufloni presenti al Giglio rappresenta un impoverimento e una perdita di risorse che non solo danneggiano la biodiversità, ma costituisce un disastro ambientale.
I mufloni sono mammiferi introdotti nel 1955 in Toscana nell’Isola del Giglio, nella Riserva del Franco, con lo scopo di tutelare e salvaguardare questa specie dalla possibile estinzione. Venne scelto il Giglio per le analogie che aveva con la Sardegna, da cui questi animali provenivano. I mufloni dell’Isola del Giglio appartengono quindi alla “popolazione sarda” e non possono essere cacciati in base alla legge n.157 del 1992, nonostante si trovino in un’area geografica diversa dalla loro origine in Sardegna.
L’Associazione Animalisti Italiani sottolinea la necessità di una risposta responsabile verso gli animali, evidenziando il fallimento dell’essere umano nel considerare gli altri esseri viventi con rispetto. La violenza perpetrata contro i mufloni, trasferiti sull’Isola e successivamente sterminati, riflette un atteggiamento privo di etica. L’ Ente Parco si assuma la responsabilità delle proprie azioni, rispettando gli impegni dell’accordo sottoscritto e preservando la vita e il benessere degli animali. Si ribadisce la necessità di adottare misure compassionevoli, come la cattura mediante telenarcosi, ignorata dal Parco che ha fatto ricorso alle uccisioni.
La collaborazione con le associazioni animaliste doveva essere immediatamente attivata per affrontare la situazione in modo equilibrato, con l’obiettivo di trovare soluzioni a favore del benessere dei mufloni e del rispetto degli impegni sottoscritti per la coesistenza armoniosa tra tutte le specie.