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ENNESIMA TRAGEDIA: ANZIANO UCCISO DA 2 CANI. L’ITALIA HA BISOGNO DI PIÙ RESPONSABILITÀ NELLA GESTIONE DEGLI ANIMALI.

  • 19 Febbraio 2025
  • Comunicati Stampa
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Un altro tragico episodio scuote l’Italia: un uomo di 84 anni è morto dopo essere stato aggredito da due cani Corso, mentre si trovava in campagna, vicino alla sua abitazione a Bagheria in provincia di Palermo. Le figlie dell’anziano, al momento del ritrovamento, lo hanno trovato riverso a terra con gravi ferite, probabilmente causate dai morsi degli animali, che sono stati successivamente sequestrati poiché privi di microchip. I cani, appartenenti a un vicino di casa, erano già stati segnalati per comportamenti aggressivi e il proprietario è stato multato. L’autopsia sarà decisiva per chiarire le cause del decesso, ma l’incidente ci pone di fronte a una domanda che troppo spesso ignoriamo: come stiamo gestendo la responsabilità riguardo alla presenza di cani ritenuti “pericolosi”?

Purtroppo, non è la prima volta che l’Italia è scossa da tragedie simili: nel 2024 un bambino di 15 mesi è stato aggredito e ucciso da due pitbull nel Salernitano, mentre un altro bambino è morto a causa di un attacco da parte del cane di famiglia, un pitbull, a Palazzolo Vercellese (Piemonte). In questi casi, come nel caso di Acerra, dove una bambina di 9 mesi è stata tragicamente sbranata dal pitbull di famiglia, si solleva la stessa preoccupazione: la gestione di questi animali è insufficiente, spesso messa a rischio dalla scarsa responsabilità dei proprietari.

Le differenze tra Pitbull e Cane Corso
Il caso di Bagheria ci impone di fare una riflessione sulla gestione dei cani da “guardia” o “difesa”, come il Cane Corso, che, sebbene meno associato a episodi di aggressione mediatica rispetto al pitbull, presenta comunque tratti di potenziale pericolosità se non gestito correttamente. Il Cane Corso, infatti, è un molossoide robusto e forte, utilizzato tradizionalmente come cane da guardia. Come il pitbull, il Cane Corso non è aggressivo per natura, ma la sua forza e potenza lo rendono pericoloso in situazioni di maltrattamento o gestione inadeguata.
Anche in questo caso, l’aggressività non è legata alla razza in sé, ma alla gestione, alla socializzazione e alla formazione del cane, e il caso di Bagheria evidenzia ancora una volta come la negligenza del proprietario possa condurre a conseguenze tragiche.

La nostra posizione
Per evitare che tragedie simili si ripetano, è fondamentale intervenire su tre fronti:

  1. Selezione genetica controllata e educazione adeguata
    La selezione genetica dei cani dovrebbe essere regolamentata, al fine di evitare l’allevamento di animali con caratteri instabili, e sarebbe importante promuovere programmi di sterilizzazione massicci per evitare la proliferazione incontrollata di questi cani. In Italia è necessario incentivare l’adozione responsabile anziché l’acquisto nei negozi o allevamenti. Gli animali sono esseri senzienti, non oggetti da comprare.

  2. Responsabilità dei proprietari
    I proprietari devono essere consapevoli delle caratteristiche etologiche del loro cane e delle sue necessità. È essenziale che possiedano un’educazione adeguata sulla gestione dell’animale, specialmente per quelle razze ritenute più “impegnative” come pitbull, cane corso e altre razze molossoidi.

  3. Normative più rigide e percorsi formativi obbligatori
    È necessario implementare percorsi formativi obbligatori per i proprietari di cani, in particolare per quelli di razze potenzialmente pericolose. Paesi come la Germania e la Svizzera hanno adottato con successo queste pratiche, e in Italia iniziative come il “patentino” (per i cani ritenuti pericolosi) sono già in fase di sperimentazione in alcune regioni, come la Lombardia, ma vanno migliorate. È urgente che il governo italiano intervenga per creare una normativa uniforme che imponga maggiore responsabilità e controllo sulla gestione degli animali.

Conclusioni
In sintesi, la gestione dei cani da “guardia” e da difesa deve essere affrontata seriamente, con maggiore responsabilità da parte dei proprietari e con politiche chiare per prevenire tragedie. Non è la razza in sé a determinare l’aggressività, ma la combinazione di educazione, ambiente e selezione genetica. È quindi necessario un impegno collettivo per evitare che questi episodi continuino a ripetersi.

Per il bene degli animali e delle persone, chiediamo un intervento urgente da parte delle istituzioni.

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