La riforma del Codice della Strada, attualmente in discussione al Senato, introduce una serie di misure. Tra le novità più significative, spicca l’introduzione di pene severe per chi abbandona animali sulla carreggiata, con l’inasprimento delle sanzioni che mirano a prevenire incidenti e a proteggere gli esseri più vulnerabili.
Dichiara Walter Caporale, Presidente Ass.ne Animalisti Italiani: “Abbandonare un animale sulla strada non è solo un atto di crudeltà, ma un reato che può avere conseguenze fatali. Le misure più severe, come la sospensione della patente e le pene detentive, sono essenziali per fare in modo che comportamenti del genere non vengano tollerati. Ogni vita, che sia animale o umana, merita rispetto e protezione“.
Sospensione della patente per chi abbandona gli animali sulla strada.
Una delle principali novità della riforma riguarda l’introduzione della sospensione della patente per chi abbandona animali sulla strada. Chiunque commetta questo gesto rischia una sospensione della patente da sei mesi a un anno. Una misura che, se approvata, avrà un impatto significativo nel disincentivare tali comportamenti pericolosi, che non solo mettono a rischio la vita degli animali, ma anche quella degli utenti della strada.
Il Codice della Strada attualmente in vigore non prevede fattispecie che riguardano gli animali. Le norme che puniscono l’abbandono di cani e gatti sono contenute nell’articolo 727 del Codice Penale, l’abbandono è infatti un reato e non un semplice illecito amministrativo.
L’articolo nella formulazione oggi in vigore prevede sia un’ammenda pecuniaria che l’arresto:
Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze.
Inoltre, se l’abbandono di un animale causa un incidente mortale, il nuovo codice prevede una pena detentiva che può arrivare fino a sette anni di reclusione. Questa pena si applica anche se l’incidente è causato da un animale abbandonato su strada o nelle relative pertinenze. Le stesse pene vengono estese anche in caso di incidenti che causano feriti gravi, con una reclusione da tre mesi a un anno.
La riforma del Codice della Strada si inserisce in un quadro normativo che già prevede pene severe per l’abbandono di animali, ma ora aggiunge una dimensione importante: l’introduzione di sanzioni accessorie per chi compie questi atti su strada, integrando l’articolo 727 del Codice Penale. La legge in vigore punisce già l’abbandono con arresto fino a un anno o con multe fino a 10.000 euro, ma la riforma prevede anche che il reato commesso tramite veicolo comporti la sospensione della patente.
Le opposizioni degli ambientalisti
Gli ambientalisti si oppongono alla riforma del Codice della Strada proposta dal Ministro Matteo Salvini per vari motivi. In primo luogo, temono che essa limiti l’autonomia dei comuni, indebolendo misure come le zone a traffico limitato (ZTL), le aree pedonali, la sosta regolamentata, i controlli elettronici e la mobilità ciclistica. Questi interventi, fondamentali per una mobilità più sostenibile e sicura, potrebbero essere compromessi, vanificando gli obiettivi del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), che promuove città più sicure e rispettose dell’ambiente.
In particolare, la riforma propone un sistema che rende più difficile il controllo della velocità, limitando l’uso degli autovelox a strade con limite superiore ai 50 km/h. Questo è visto come un passo indietro rispetto agli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030, che mira a ridurre del 50% i decessi causati da incidenti stradali, soprattutto quelli legati alla velocità e alla distrazione. Gli ambientalisti ritengono che la riforma non risolva i problemi di sicurezza, ma li aggravi, specialmente per quanto riguarda la vivibilità urbana.
Un altro punto critico riguarda la cosiddetta “casa avanzata”, uno spazio per le biciclette che permette ai ciclisti di posizionarsi davanti ai veicoli in attesa al semaforo. La riforma limita questa misura solo a strade con una sola corsia per senso di marcia, quando sarebbe più utile nelle strade con più corsie, aumentando così il rischio per i ciclisti.
In sintesi, gli ambientalisti e i movimenti pro-ciclismo e micro-mobilità ritengono che la riforma non solo peggiori la sicurezza stradale e la qualità dell’aria, ma ostacoli anche la transizione verso una mobilità più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.