“L’idea di limitare il proliferare di ungulati sul territorio ricorrendo alla loro soppressione, ci fa balzare dalla sedia. Questo accade ogni qualvolta non si considerino i metodi nonviolenti come possibili soluzioni. Da tempo proponiamo l’uso dei vaccini immuno-contraccettivi, la cui efficacia risulta comprovata: è sufficiente, infatti, una somministrazione perché una femmina di cinghiale non si riproduca per un periodo che può arrivare fino a cinque anni” – afferma Walter Caporale Presidente degli Animalisti Italiani – “Tuttavia le istituzioni fanno orecchie da mercante, ignorando il confronto con gli animalisti e soprattutto il diritto alla vita degli animali, a favore della lobby dei cacciatori”.
Abbiamo appreso dell’interrogazione depositata dal Consigliere Regionale del M5S Domenico Pettinari relativa all’attività dei selecontrollori prevista dal Piano Faunistico Venatorio regionale d’Abruzzo 2019/2023, secondo cui non sarebbero rispettate le normative: si sparerebbe in prossimità dei centri abitati, mettendo a rischio anche l’incolumità dei cittadini stessi e durante le ore notturne nella zona gialla dove, in base al piano faunistico, sarebbe consentito l’abbattimento dei cinghiali anche di notte sarebbero stati usati visori notturni e sorgenti luminose artificiali, non regolamentati che rappresentano un serio problema per le persone e per le specie animali, in considerazione della mancata possibilità di poter garantire il rispetto delle distanze minime imposte dalla Legge n. 157/1992, all’art. 21, lett. e) ed f).
Aggiunge il Vice Presidente Riccardo Manca: “Appoggiamo l’operato del Consigliere Pettinari che si è mostrato attento alla questione e monitoreremo la situazione partecipando alla seduta del Consiglio in risposta alla presente interrogazione. Contestiamo il Piano Faunistico Regionale in merito allo sterminio degli ungulati e ne chiediamo il rigetto immediato dal momento che si trova ancora nella fase di approvazione.
Ribadiamo la richiesta di un programma di contraccezione che eviterebbe la mattanza degli animali. Siamo stanchi di assistere alla solita squallida arrampicata sugli specchi che spaccia spudoratamente la “caccia di selezione” come un’attività al servizio della collettività quando è ampiamente dimostrato, al di là di ogni sacrosanto presupposto di natura etica, che l’accanimento contro i poveri cinghiali non fa che aumentarne la proliferazione e la conseguente diffusione.
Questo manipolo di sparacchiatori a due gambe che vanno in giro vestiti da Rambo oltre a provocare un pericolo per gli stessi umani (usando di notte carabine a gittata di 7000 metri in condizioni di scarsa visibilità) costituisce un danno enorme per la salubrità dell’ambiente e dell’intero ecosistema. Il patrimonio indisponibile dello Stato dovrebbe essere protetto e non sottoposto a un inutile e anacronistico sterminio legalizzato con la connivenza e la compiacenza di politici, istituzioni, lobbies venatorie e della produzione di armi”.
Il prelievo selettivo al cinghiale, tanto declamato e raccomandato dalle linee guida dell’Ispra, non solo non risolve il problema dell’aumento dei cinghiali, ma conduce al raddoppio delle armi circolanti in Italia, sempre più pericolose e sofisticate, per la gioia dei produttori e per il sadico piacere dei cacciatori. Dove sono finiti in Abruzzo i ‘metodi ecologici’ o di ‘controllo indiretto’, ovvero le attività non cruente mirate ad evitare gli abbattimenti dei cinghiali?