Mentre il mondo si blocca a causa del coronavirus c’è chi, in Italia, pensa alla caccia. Il mese scorso ad esempio in Friuli Venezia Giulia 2 bracconieri sono stati denunciati dal Corpo Forestale Regionale a Romans d’Isonzo, zona ricca di animali selvatici.
Tra le imputazioni: esercizio della caccia in periodo di chiusura generale, porto abusivo di armi e uso di mezzi non consentiti. Le violazioni per attività venatoria illecita si uniscono all’abbandono del domicilio, contravvenendo ai provvedimenti anti Covid-19.
A questo episodio esplicativo si aggiungono le preoccupanti proposte di modifiche della legge regionale sulla caccia che il Consiglio Regionale della Lombardia dovrà votare il prossimo 12 maggio. Da anni, ormai, assistiamo ad una crescente apertura alla libertà di caccia a discapito della protezione della fauna.
L’Italia ha il triste record dei paesi che affacciano sul Mediterraneo con circa 8 milioni di uccelli uccisi illegalmente: solo l’Egitto fa peggio.
Tra le modifiche approvate dalla Commissione VIII che andranno in aula il 12 maggio prossimo spiccano l’uso di dispositivi per la visione notturna nella caccia di selezione al cinghiale e l’assurdo obbligo per le Guardie Venatorie Volontarie di indossare un giubbino e copricapo ad alta visibilità.
Immaginate un guardiacaccia visibile come un catarifrangente che cerca di sorprendere uno dei tanti bracconieri che abbatte specie protette o usa mezzi vietati? A noi non sembra plausibile. La Lombardia dovrebbe ispirarsi ai modelli esteri in cui questo tipo di visibilità nell’equipaggiamento è imposta piuttosto ai cacciatori e non viceversa!