Nel mirino dei rappresentanti istituzionali ancora una volta i cinghiali del Lazio.
Il coronavirus sembra essere un problema secondario secondo la scala di priorità del consigliere della Lega Pasquale Ciacciarelli che ha chiesto “tempestivamente” l’introduzione di particolari deroghe che consentano la ripresa della cosiddetta “caccia di selezione” agli ungulati; ma c’è di più, nella missiva indirizzata alla Regione Lazio si richiede anche la «facoltà dei proprietari di cani da caccia di accompagnare i propri ausiliari in luoghi all’aperto appositamente individuati, quali Zone Addestramento Cani e Aziende Agro-Turistico Venatorie, adatti all’allenamento e all’addestramento. Dette attività potranno essere espletate da una persona e nel rispetto delle norme che regolano il distanziamento sociale e l’uso dei dispositivi di protezione individuale».
Il grido di dolore della natura, gli scriteriati ripopolamenti effettuati negli anni, il lockdown e tutto quello che sta accadendo pare non abbia indotto ad alcuna riflessione il consigliere regionale che non ha trovato niente di meglio che etichettare i “rambo del terzo millennio” come persone dotate di “grande senso di responsabilità” – dichiara il Vice Presidente degli Animalisti Italiani, Riccardo Manca.
Il vero senso di responsabilità tutela la vita e non uccide.
Dopo la nefasta braccata in stile “crudelia demon” della sindaca Raggi e della sua giunta di un paio di settimane fa sembra davvero non esserci pace per gli sventurati cinghiali.
Lo ripeteremo senza mai stancarci: il controllo della popolazione degli ungulati va effettuato attraverso meccanismi diversi dalla persecuzione venatoria.
Attività che numerosi studi indicano come fortemente controproducente perché aumenta la riproduttività dei cinghiali, sia rendendo irregolare l’estro delle femmine, sia disgregando i branchi con la frequente uccisione della matriarca, da cui deriva l’immediata nascita di nuovi gruppi rendendo precoci gli accoppiamenti.
Si tratta quindi solamente del solito squallido alibi utilizzato dalla “politica” per compiacere le lobbies venatorie.