La pandemia ha bloccato tutto. Da un lato c’è chi parla di attesa di rinascita, dall’altro c’è chi, come Comune di Roma, Regione Lazio, e Città Metropolitana, persevera nel voler seminare morte, mettendo in campo, proprio in questi giorni, l’attuazione di un protocollo letto firmato e sottoscritto che prevede l’abbattimento dei cinghiali a partire dal Municipio XV ovvero dal Parco dell’Insugherata.
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“Sono davvero queste le reali priorità della Capitale? L’unica colpa degli ungulati è quella di avvicinarsi all’area urbana attraverso buchi nelle recinzioni mai riparati, attratti dall’immondizia strabordante dai cassonetti. Cosa che sarebbe facilmente evitabile. Dove sono finiti i “metodi ecologici” o di “controllo indiretto”, ovvero le attività non cruente mirate ad evitare gli abbattimenti dei cinghiali in zone individuate dal Comune?”, afferma indignato Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani.
“Da tempo, come associazione animalista proponiamo una differente gestione del problema: iniziare da un efficiente servizio di pulizia giardini delle periferie urbane, le cui aree verdi non curate e rinselvatichite risultano altamente attrattive per i cinghiali, ma soprattutto adottare una soluzione non-violenta costituita dai vaccini immuno-contraccettivi, la cui efficacia risulta da tempo comprovata: è sufficiente, infatti, una somministrazione perché una femmina di cinghiale non si riproduca per un periodo che può arrivare fino a cinque anni”.
Prosegue il Vice Presidente, Riccardo Manca: “La legislazione corrente vieta che vengano abbattuti gli animali se prima non sono state sperimentate tutte le alternative possibili. Si deve prima dimostrare la necessità dell’uccisione. E prima di arrivare a questo gesto deprecabile ci sono 4/5 passaggi o step da mettere in opera e bisogna dimostrare la loro inefficacia dando così la prova che si uccide con la necessità di uccidere, non di difendersi come strombazzato da alcuni, ma proprio di uccidere.”
La gestione della fauna selvatica che sconfina in aree agricole o urbane è da sempre perseguita mediante il ricorso alle doppiette dei cacciatori. E proprio a causa dell’elevatissima pressione venatoria esercitata nei loro confronti, i cinghiali reagiscono incrementando in misura esponenziale la loro riproduzione. A Roma in particolare, sconfinano in aree agricole e periferie urbane, attirati dalle aree verdi incolte e dalla spesso massiccia presenza di rifiuti ai bordi delle strade .
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