A Levico Terme (TN) sono stati scoperti dei corpi senza vita di quattro lupi, probabilmente uccisi da un veleno letale, secondo le prime ipotesi del Corpo Forestale trentino. Un crimine che, oltre ad essere un atto crudele, segna un punto di non ritorno per la gestione della fauna selvatica in Trentino.
Nonostante la gravità della situazione, la risposta della Provincia di Trento, guidata dal presidente Maurizio Fugatti, è stata, a dir poco, insufficiente. In queste ore, ci troviamo di fronte a un silenzio assordante e a dichiarazioni tanto deboli quanto vuote. L’assessore Failoni ha espresso che “il bracconaggio è illegale e non appartiene alle comunità che vogliono ritenersi civili”. Ma queste parole, che dovrebbero suonare come una ferma condanna, non fanno altro che evidenziare l‘incapacità dell’amministrazione di prendere una posizione forte e concreta. Non c’è alcun impegno, né un piano d’azione per prevenire simili atti di barbarie. Non c’è nemmeno una chiara indicazione su come la Provincia intenda affrontare questo problema, né su come reagirà nei confronti degli autori di questo crimine contro la natura.
Il tema della tutela della fauna selvatica, in particolare dei grandi carnivori come orsi e lupi, è diventato una questione politica piuttosto che ecologica. L’amministrazione provinciale ha creato un clima di conflitto e di ostilità nei confronti di questi animali, promuovendo una narrativa di paura e rifiuto che ha alimentato atti di violenza e di bracconaggio. La provincia, anziché promuovere una gestione responsabile e scientifica, ha dato spazio a un “far west istituzionale” dove prevalgono l’ignoranza e la retorica antigruppo selvatico.
Purtroppo, l’atteggiamento della Provincia di Trento, con la complicità di fuggevoli dichiarazioni istituzionali, ha contribuito ad alimentare un clima sociale in cui, piuttosto che prevenire, si è arrivati a giustificare e normalizzare l’uso di metodi estremi come il veleno. Le parole di Failoni sono solo il riflesso di una politica che ignora i fondamenti scientifici e il rispetto per la biodiversità.
Questo episodio di Levico Terme deve servire da monito: se non si cambiano politiche, il rischio che simili tragedie si ripetano è altissimo.
Esortiamo la Provincia di Trento a prendere una netta posizione contro ogni atto di bracconaggio, a condannare fermamente l’uso del veleno e a impegnarsi attivamente nella tutela dei grandi carnivori. Non possiamo più permettere che le parole restino solo slogan privi di azioni concrete. Chiediamo che la Provincia di Trento si costituisca parte civile nel procedimento contro gli autori di questa barbarie.
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L’invito è peraltro di non entrare mai in contatto con i selvatici, anche nel caso in cui si voglia difendere il proprio cane. Un appello, anche alla luce di un nuovo episodio denunciato stamani e avvenuto nel pomeriggio di ieri nei pressi di Canal San Bovo, dove una donna è entrata in contatto con un lupo per allontanarlo dal proprio animale da compagnia. Il cane ferito è già stato curato dal veterinario e la padrona non ha riportato conseguenze. È bene passeggiare tenendo sempre il proprio cane al guinzaglio e in caso di aggressione è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza dal lupo.