Decimo anno per il Festival di Yulin che si tiene nella Regione Autonoma dello Guangxi (Cina).
Nonostante la pandemia, si svolgerà dal 21 al 30 giugno questa macabra tradizione che prevede il massacro di cani e gatti per essere trasformati in cibo. Ecco cosa accade: imprigionati, ammassati in gabbie minuscole e arrugginite, lasciati sotto il sole cocente, assetati e affamati per finire uccisi a bastonate, sgozzati o peggio ancora scuoiati e bolliti vivi. Spesso dopo essere stati catturati per strada o sottratti anche alle loro famiglie. Questa la fine dei poveri animali.
La diffusione del coronavirus proprio a partire dai wet market cinesi dovrebbe averci insegnato la pericolosità dello spillover, delle zoonosi, l’importanza del rispetto degli animali e dell’ambiente per tutelare la stessa salute umana.
E invece nulla, a dispetto della campagna governativa cinese per migliorare il benessere degli animali e ridurre i rischi per la salute evidenziati dalla diffusione del virus, ritorna il famigerato festival di Yulin.
Ci siamo opposti annualmente contro questa barbara tradizione con appelli, manifestazioni di protesta presso l’Ambasciata Cinese, campagne, petizioni e lettere istituzionali.
Ci uniamo agli altri attivisti animalisti nell’auspicare che questo sia l’ultimo anno per questa barbara pseudotradizione.