La nostra popolazione sta crescendo e l’uomo e la fauna selvatica sono sempre più costretti a condividere lo spazio. Ciò è particolarmente diffuso in determinati Paesi come l’India e l’Africa, dove il sovraffollamento della popolazione cresce esponenzialmente.
Da una parte le aree protette cercano di rafforzare le popolazioni selvatiche, ma dall’altra gli interventi di sviluppo umano al di fuori delle aree protette hanno promosso la crescita delle popolazioni umane. Persone e animali selvatici entrano quindi più frequentemente in contatto, a causa di villaggi e infrastrutture che sorgono sempre più numerose e questi incontri possono avere importanti implicazioni nel comportamento degli animali, nel conflitto uomo-animale selvatico.
In risposta alle attività umane e specialmente a seguito di esperienze negative, gli animali selvatici spesso percepiscono l’uomo come una minaccia e tendono a minimizzare gli incontri con le persone con una possibile esibizione di strategie anti-predatorie generalizzate.
Gli studi sul comportamento spazio-temporale degli elefanti e pratiche di monitoraggio dei paesaggi naturali e antropogenici sono ideali per esaminare gli effetti dell’attività umana e pianificare una possibile coesistenza negli spazi condivisi.
Sfortunatamente l’idea più comune è la percezione di questo mammifero come solo un agente di distruzione, in termini della sua grandezza. Tuttavia anche se si registrano aumenti, le popolazioni hanno subito un declino rapido a causa delle pressioni umane, bracconaggio e competizione per le risorse a causa delle costruzioni urbane.
Gli elefanti sono una specie chiave per l’habitat in cui si trovano perché loro ridistribuiscono e aumentano la disponibilità della biomassa. Sono stati classificati dai ricercatori come “ecological engineers” che grazie alla manipolazione fisica della vegetazione aumentano l’eterogeneità dell’ecosistema, un vantaggio per tutti gli altri organismi.
La cattura dei pachidermi, comporta spesso la morte dell’animale e di certo non risolve il problema della convivenza uomo-animale. Due soluzioni alternative per deviare i tragitti degli elefanti sono state impiegate nel distretto di Wayanad, nello stato del Kerala, con una certa efficacia.
La specie, come abbiamo detto, è già in pericolo a causa della deforestazione e dell’industrializzazione del loro habitat, ma la costante necessità di territorio da parte dell’uomo sta minacciando fortemente l’esistenza dei pachidermi.
I tragitti tradizionali dell’elefante da una foresta all’altra, percorsi dagli animali per la ricerca di cibo, si chiamano “corridoi”, e sono tracciati da tempo immemore dai grandi pachidermi, ma oggi gli animali sono costretti ad attraversarli in zone fortemente antropizzate. Tra le soluzioni nonviolente possibili, l’uso delle luci lampeggianti che impediscono agli animali di avvicinarsi ai terreni agricoli, mentre alcune recinzioni sono state modificate annettendo degli alveari, veri e falsi, per sfruttare la paura dei pachidermi per le api e tenerli lontani.