Grey era un gatto libero, amato dai residenti di Alberobello, in provincia di Bari, simbolo di una convivenza pacifica tra animali e comunità urbana. La sua vita è stata tragicamente interrotta da un gesto crudele e insensato: nel gennaio 2024, una giovane ha deliberatamente colpito Grey con un calcio, scaraventandolo in una fontana ghiacciata, mentre un’altra persona filmava la scena con il cellulare, incitando l’azione. Il video, diffuso sui social, ha provocato indignazione in tutta Italia.
L’udienza svoltasi a Bari, oggi 6 maggio, ha definito il programma di messa alla prova per la giovane imputata. Il Giudice, accogliendo le richieste del Pubblico Ministero, ha stabilito un percorso rieducativo della durata di sette mesi, comprendente:
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incontri terapeutici presso il consultorio familiare, con il coinvolgimento dei genitori, per affrontare le dinamiche emotive e gestire la rabbia;
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attività riparative presso il Canile Municipale di Modugno;
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partecipazione a iniziative socioeducative al Centro “Sant’Antonio – Opera don Guanella”, con finalità di reinserimento e consapevolezza sociale;
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frequenza obbligatoria a un corso di educazione alla legalità.
Al termine del percorso, verrà redatta una relazione per valutare l’effettiva presa di coscienza da parte dell’indagata rispetto alla gravità dell’atto compiuto.
L’Associazione Animalisti Italiani ha sporto denuncia contro la ragazza e chi ha documentato e incentivato la violenza. La vicenda riaccende il dibattito su quanto le attuali leggi siano insufficienti a contrastare efficacemente i reati contro gli animali.
In merito, Walter Caporale, Presidente di Animalisti Italiani, ha dichiarato:
«Non possiamo più tollerare una giustizia che minimizza la crudeltà verso gli animali. Serve una riforma incisiva e immediata del codice penale: chi uccide un animale deve affrontare pene reali e severe, non percorsi educativi blandi. Il rispetto per la vita animale è indice di civiltà».
La legge attuale prevede pene troppo lievi per scoraggiare comportamenti violenti, e alcune pratiche coercitive come l’uso della catena continuano a non essere realmente vietate. Il Governo apporti le necessarie modifiche legislative per garantire una vera tutela degli animali.
Il caso Grey non deve cadere nel silenzio. Deve diventare un punto di svolta per la coscienza collettiva e per il riconoscimento giuridico degli animali come esseri senzienti, titolari del diritto alla vita e alla protezione.