Vietare la caccia è l’obiettivo di ogni associazione animalista.
Da anni Animalisti Italiani sostiene che l’abolizione della caccia sia l’unica soluzione per tutelare l’ambiente e salvare vite, oltre al fatto che rappresenta una soluzione di civiltà visto che il cacciatore non uccide per necessità ma per mero divertimento.
Un macabro “divertimento” le cui conseguenze negative e gli impatti dannosi sono sotto gli occhi di tutti: ogni anno, durante la stagione venatoria, vengono sparsi nell’ambiente tonnellate di piombo e cartucce, per non parlare della quantità di animali uccisi brutalmente e delle vittime umane, sia fra i cacciatori stessi, sia fra innocenti frequentatori delle aree boschive.
Abolire la caccia è un passo necessario per salvaguardare il patrimonio faunistico e ambientale.
Il 1° luglio scorso sono state avviate le raccolte firme per la presentazione del referendum contro la caccia: occorrerà raccogliere almeno 500.000 firme certificate a sostegno per ottenere l’abrogazione di alcuni passaggi della legge 157/92.
Questa legge ha come obiettivo la protezione della fauna selvatica e la limitazione dell’attività a determinate specie e solo in certi periodi dell’anno, ma le continue deroghe a favore della lobby venatoria l’hanno di fatto indebolita.
Bisogna restringere, fino ad eliminarli del tutto, i periodi di caccia e le specie cacciabili.
Per il referendum sono stati proposti testi differenti da due diversi comitati che riteniamo essere un forte elemento di criticità che andrà a pesare sulla raccolta firme stessa.
Il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, lavorò per sei mesi nei Comitati referendari dei due precedenti referendum anti caccia.
Pertanto, siamo favorevoli all’utilizzo di questo importante strumento di democrazia diretta.
Tuttavia, riteniamo che un’iniziativa del genere, per avere successo, doveva essere supportata da notevoli risorse economiche per promuovere il referendum stesso oppure da un partito.
Inoltre, le Associazioni animaliste nazionali andavano coinvolte tutte nei mesi di elaborazione dei quesiti, da sottoporre a giuristi ed esperti.
Creare, infine, differenti Comitati per spaccare il capello in due è l’ennesima dimostrazione che i referendum non sono stati organizzati in maniera coesa e per amore degli animali, ma per insipienza.
L’estinzione di questa feroce pratica appare lontana visto che i cacciatori continuano a godere di protezione e supporto da parte dei poteri forti.
Nonostante le perplessità che abbiamo sopra esposto, pur non partecipando in prima linea all’organizzazione del referendum, l’Associazione Animalisti Italiani ha firmato, nella persona del Presidente Walter Caporale.
“In qualità di Presidente degli Animalisti Italiani, nonostante le critiche alla decisione di raccogliere le firme perdipiù in pieno covid e in estate, senza essere stati consultati preventivamente nella predisposizione dell’iniziativa referendaria, ho provveduto a firmare tutti i tre quesiti contro la caccia dei due diversi Comitati e per l’eutanasia legale. E seppure non si raggiungerà il quorum, perlomeno sarà stato comunque un nostro gesto ulteriore per evidenziare quanto la caccia sia un retaggio pericoloso”, dichiara Walter Caporale.
Le attività umane stanno distruggendo la natura a ritmi senza precedenti. Lo constatiamo quotidianamente attraverso la devastazione degli habitat, l’avanzamento della crisi climatica e dell’inquinamento, tanto da rendere, oggi, necessario adottare misure differenti, a partire dall’avere una legge che preveda non solo delle restrizioni, ma vieti definitivamente la caccia: una pratica cruenta e dannosa per gli animali, l’ambiente e gli stessi esseri umani, su cui ora bisogna porre la parola fine.