Un’altra orsa è morta in Trentino. Si chiamava F32 e il suo corpo senza vita è stato ritrovato lo scorso 15 marzo. Ma la notizia – inspiegabilmente – è stata resa pubblica solo ieri, a oltre sette mesi di distanza. Un fatto che solleva interrogativi inquietanti e getta nuove ombre sulla gestione degli orsi da parte della Provincia autonoma di Trento.
Nonostante le indagini si siano già concluse con un’archiviazione, è evidente che ci fosse il sospetto di una morte non naturale, forse legata al bracconaggio o ad altre responsabilità umane. Ancora una volta, l’occultamento delle informazioni e la totale assenza di trasparenza impediscono alle associazioni e ai cittadini di vigilare efficacemente sul rispetto della legalità e sulla tutela degli animali selvatici.
«La verità non può essere archiviata in silenzio. L’occultamento per mesi della morte dell’orsa F32 è l’ennesima dimostrazione di come in Trentino si continui a gestire la fauna selvatica con logiche autoritarie e opache. È inaccettabile che le associazioni, che hanno il diritto e il dovere di vigilare, vengano sistematicamente escluse. Presenteremo immediatamente istanza di accesso agli atti per ottenere chiarezza su quanto accaduto», dichiara Walter Caporale, presidente dell’Associazione Animalisti Italiani.
Questa morte si aggiunge ad altri recenti ritrovamenti di orsi deceduti, in un contesto già segnato da un clima ostile fomentato da una narrazione politica che tende a criminalizzare questi animali, alimentando odio e paura. Il caso di F32, tenuto nascosto per mesi e liquidato con una nota telegrafica, rappresenta un grave vulnus al diritto all’informazione e al ruolo fondamentale delle associazioni nella difesa della fauna.
Animalisti Italiani chiede formalmente alla Provincia di Trento e alla Procura competente la massima trasparenza sul decesso di F32, e ribadisce l’urgenza di un cambio radicale nelle politiche di convivenza con la fauna selvatica: servono verità, rispetto e una reale collaborazione con il mondo animalista.