Priolo, provincia di Siracusa, è il 7 maggio, ore 15:50, quando una dacia duster trascina per chilometri un cane legato con una grossa catena. Un cittadino vede la scena, insegue l’auto, intimando al conducente di fermarsi.
Ciononostante il soggetto alla guida accelera e prosegue la corsa per altri 500 metri. Poi si ferma, scende dall’auto, stacca la catena e butta via, come fosse spazzatura, il cane morente in mezzo alle sterpaglie andandosene come se nulla fosse accaduto. Un aspetto fondamentale per quello che accadrà durante la fase processuale; un particolare che evidenzia la piena consapevolezza dell’esecrabile gesto. Dopo aver preso coscienza di quanto accaduto ha proseguito nella sua condotta lesiva nei confronti del cane con la contemporanea consapevolezza di cagionare in tal modo la morte della povera creatura.
Matteo, questo il nome della vittima innocente, viene trasportato d’urgenza da un veterinario che afferma di non aver mai visto una situazione così straziante. Nonostante i vari tentativi di salvare il cane che aveva riportato una frattura alla mandibola, fratture multiple alle zampe anteriori e posteriori e gravi lesioni interne ed esterne, il veterinario ne accertava la successiva morte.
Walter Caporale Presidente degli Animalisti Italiani, afferma: “La morte di Matteo è un atto inqualificabile dalla violenza inaudita. Oltre all’indiscutibile configurarsi del reato penale di maltrattamento e uccisione di animale, il responsabile di questo atroce delitto ha omesso il soccorso, abbandonando il cane con l’aggravante di avergli procurato la morte. L’uomo ha intenzionalmente agito con dolo. Per questo in aggiunta alla denuncia abbiamo richiesto di disporre con urgenza la consulenza medico-legale sul corpo del cane, finora non applicata e non richiesta da nessuno, al fine di accertare il nesso fra le atroci violenze subite e la sua morte“.
Aggiunge, il Vice Presidente Riccardo Manca: “La storia di Matteo ha messo in evidenza come l’uomo si sia allontanato dalla sacralità della vita al cui “potere superiore” però nessuno si può sottrarre, dunque neanche il suo assassino.
A lui inviamo questa nostra riflessione: prima ancora della sentenza definitiva del processo che lo avrà “protagonista” secondo le immorali leggi “umane” vigenti, in realtà egli è già stato giudicato. Ed è stato riconosciuto colpevole, con sentenza unanime e definitiva, dal Tribunale della Vita .
E condannato pertanto all’ostracismo a Vita dalla Civiltà’ e dalla Giustizia .
Chiediamo tutti perdono a MATTEO, ed è questo l’UNICO perdono di cui vogliamo sentir parlare.”