In merito alle recenti dichiarazioni di don Andrea Forest, direttore della Caritas di Vittorio Veneto, riguardo alla raccolta fondi per sostenere le cure di Peep, la giovane Golden Retriever affetta da leucemia mieloide acuta, l’Associazione Animalisti Italiani esprime sdegno e profonda amarezza per parole che, nel pieno di una storia di dolore e amore, hanno avuto il sapore di una condanna morale rivolta non solo ai donatori, ma a chiunque scelga di proteggere un animale nel momento più fragile della sua vita.
«È inaccettabile — dichiara il presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale — che proprio alle soglie dell’ottavo centenario dalla nascita di San Francesco, patrono degli animali e dell’ecologia, la Caritas osi persino mettere in discussione il valore di un atto d’amore. La vita di un animale non è una vita di serie B. E la sofferenza, tutta la sofferenza, merita rispetto».
«La Caritas non dovrebbe permettersi di condannare chi tende una mano — prosegue Caporale — ma piuttosto chiedersi perché la Chiesa, con il suo immenso patrimonio, non mobiliti più fondi per sfamare tutti gli esseri viventi. Tutti. Non solo gli esseri umani. L’amore non ha gerarchie né dogmi: si dona, e basta».
Il Vice Presidente degli Animalisti Italiani, Marco Gavotti, ha inviato una lettera direttamente a Don Andrea Forest: «Don Andrea, la preghiamo di chiarire o rettificare tali dichiarazioni secondo le quali la sofferenza di un cane non meriterebbe la “pietas” delle offerte, che come tali sono arbitrio libero dell’individuo. Se Dio ha permesso tale gesto, che nasce da quella “pietas” figlia e madre della nostra Chiesa, noi, invece di incoraggiare tale gesto lo soffochiamo di colpe? Se è vero quanto dichiarato, e nel suo animo alberga tale convinzione, lasci il suo posto alla Caritas, ad altri ed intraprenda un percorso di penitenza e ravvedimento. Altrimenti, rettifichi».
Mentre l’influencer Giada Smania lotta con coraggio per offrire a Peep cure che possano alleviarle la sofferenza, la rete ha risposto con un’ondata di solidarietà autentica: più di 15.000 euro raccolti in poche ore, frutto di migliaia di piccoli contributi spontanei. Una mobilitazione dal basso che racconta un Paese capace di empatia, nonostante tutto.
«Chi dona per un animale non sta togliendo nulla a nessuno — aggiunge Caporale — e la Caritas, invece di giudicare, dovrebbe ricordare che la carità non è un elenco di priorità da stabilire con un freddo calcolo. La carità è braccia che si aprono. Sempre. La Caritas possiede tutti gli strumenti per farlo: li usi, e smetta di puntare il dito contro chi ama».
Questa vicenda non è solo la storia di una cagnolina che lotta contro una malattia terribile: è lo specchio di un conflitto più profondo tra due visioni del mondo. Da una parte chi crede che la compassione sia indivisibile. Dall’altra chi, ancora oggi, in piena visione antropocentrica, pensa di poterle applicare una scala di merito.
Nel nome di San Francesco, simbolo universale di fraternità verso ogni creatura, gli Animalisti Italiani chiedono alla Caritas un passo indietro e un passo in avanti: un passo indietro rispetto a giudizi che feriscono, un passo avanti verso una carità davvero inclusiva.
Perché — come ricorda Caporale — «la misura dell’umanità si vede da come trattiamo chi non ha voce. E oggi quella voce è Peep, e con lei tutte le vite invisibili che chiedono solo di non essere abbandonate».