Nel tardo pomeriggio di ieri, a Priolo Gargallo (SR), un uomo A.R. ha ucciso senza pietà un cane legandolo con una corda al parafango della propria auto in corsa.
Alcuni passanti, sgomenti, dopo aver ripetutamente e inutilmente provato a farlo desistere, non hanno potuto far altro che il portare il povero animale all’ambulatorio veterinario Croce Azzurra, ma nonostante il tentativo di salvargli la vita con un intervento chirurgico, il cane è deceduto poco dopo.
Il sindaco di Priolo, Pippo Gianni, ha presentato una formale denuncia al locale comando dei Carabinieri.
Animalisti Italiani denuncerà l’assassino e si costituirà parte civile nel procedimento penale che avrà luogo a procedere.
L’uccisione di animali è il reato previsto dall’art. 544-bis del codice penale ai sensi del quale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni.» Pene queste, che riteniamo un oltraggio alla vita.
“Da tempo richiediamo al Governo, raccogliendo firme attraverso la nostra petizione ‘Pene più dure per chi maltratta gli animali’, l’inasprimento della suddetta legge. Non sono bastati Angelo, Pilù, Spike, Moro, Snoopy, Rocky, Ruth, Arturo e tanti altri fratelli animali massacrati dalla gratuita violenza “umana”. Qual era il nome di questa ennesima vittima innocente? Il suo nome probabilmente era NESSUNO. E lo diciamo a ragion veduta vista la considerazione che il nostro “sistema” riserva a questi nostri fratelli così speciali” dichiara Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani.
Non basta il sistematico massacro che devono subire ogni giorno gli animali per colpa del delirio di onnipotenza della cosiddetta specie “sapiens”. Non basta. Siamo di fronte all’ennesimo “potenziale” serial killer che stante l’attuale vergognosa e incivile situazione normativa italiana resterà molto probabilmente impunito.
L’ignominia parte da qui; l’onta nei confronti della vita di questa povera e sventurata anima nasce da ciò che il “civile” e “democratico” Stato Italiano prevede in casi come questo.
Con leggi del genere non si va da nessuna parte.
Fino a che ci si ostinerà a classificare il valore di una vita in relazione alla specie di appartenenza non avremo alcuna speranza di un vero progresso morale e civile.
Nessuna evoluzione può nascere dalla mancata presa di coscienza di una realtà ormai conclamata.
Sono anni che la nostra Associazione chiede a gran voce al Governo e alle Autorità preposte un pesante inasprimento delle pene per chi uccide qualcuno.
Si QUALCUNO, perché ora non basta più dire un ANIMALE.
Si tratta della Vita di QUALCUNO.
Non di un oggetto come sono ancora “classificati“ gli animali nell’ormai vetusto codice civile.
QUALCUNO con la stessa nostra voglia di vivere, con gli stessi nostri diritti.
La stretta correlazione esistente fra crimini così efferati e la pericolosità sociale di chi se ne rende responsabile è ormai scientificamente e statisticamente dimostrata.
NONOSTANTE TUTTO NON CI FERMEREMO.
Manifesteremo come sempre il nostro sdegno e combatteremo.
Perché tutti abbiano voce.
Perché tutti possano vivere in un mondo migliore.