E’ vivo per miracolo un gatto che fa parte di una colonia felina in Collinaia a Livorno.
Ha rischiato di morire strozzato con il fil di ferro con cui qualche folle ha realizzato un cappio che ha stretto intorno al collo del micio.
Fortunatamente, il gatto non era in stato di soffocamento avanzato, ma il fil di ferro, penetrato sottopelle, gli ha provocato una ferita molto profonda e strappato alcuni lembi di pelle.
Animalisti Italiani sporge denuncia contro ignoti.
“Ancora una volta gravi atti di violenza contro gli animali randagi che rendono necessaria ed improcrastinabile, una immediata collaborazione tra enti pubblici e associazioni animaliste.
Se da un lato abbiamo il problema di contenere i reati contro gli animali per cui servono sanzioni più severe che riducano gesti scellerati come questo accaduto a Livorno; dall’altro qui emerge anche la piaga randagismo. Le colonie feline sono censite e protette dalle amministrazioni comunali ed è vietato maltrattare o allontanare gli animali che vi abitano. In Italia sono 61.878 le colonie riconosciute, ma i gattili sono molto rari: 101 in tutto il nostro territorio nazionale, di cui più della metà al nord e pochissimi al sud. Il tasso del randagismo felino è più difficile da definire perché la registrazione dei gatti è ancora molto più limitata rispetto a quella dei cani”, afferma Riccardo Manca, Vice Presidente degli Animalisti Italiani.
E prosegue:
“Non accenna a diminuire il fiume di violenza gratuita su chi non può difendersi che pervade silentemente le nostre esistenze.
Cosa aspettano ancora le autorità a mettere un freno a questo ‘scempio morale’?
Che senso ha cercare il colpevole se poi già è risaputo che non farà un solo giorno di carcere e non potrà in nessun modo riflettere sul gesto sconsiderato di cui si è reso artefice?
A queste domande sono anni che non viene data una risposta concreta; un autentico oltraggio alla sacralità della vita e una discesa negli inferi dell’’oblio della coscienza.
Risulta inoltre necessaria una seria e capillare campagna di sensibilizzazione dei privati a sterilizzare i gatti in loro possesso, ragion per cui sarebbero meno propensi, sapendo anche a quali sanzioni andrebbero incontro, ad abbandonare per strada intere cucciolate di età variabile.
La sterilizzazione è sicuramente un metodo di contrasto primario, ma risulta preziosa anche l’iscrizione dei gatti nelle anagrafi degli animali d’affezione.
L’identificazione tramite microchip dovrebbe essere resa obbligatoria come scritto nell’articolo 12 della Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia. Una diffusione dei microchip anche fra i felini sarebbe determinante per favorire i recuperi e porre un disincentivo agli abbandoni”.