L’Associazione Animalisti Italiani ha denunciato per l’uccisione di alcuni animali i fratelli Bianchi, noti alla cronaca per aver massacrato a morte il 21enne Willy Monteiro Duarte. La documentazione di atti violenti contro gli animali è antecedente la morte di Willy. Tali video sono stati rinvenuti dai Carabinieri sul cellulare di Marco Bianchi uno dei due fratelli condannati già all’ergastolo per il brutale omicidio del giovane di Colleferro.
Oggi, 13 giugno, il Presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, insieme al legale dell’Associazione, Avv. Francesca Pantanella e ad un gruppo di volontari si è presentato presso il Tribunale di Velletri per la prima udienza del processo contro Marco Bianchi e il padre ed altre due persone rispettivamente di 34 e 67 anni, indagate per maltrattamento e uccisione di animali.
Il processo è stato rinviato al 12 settembre. Non si è tenuto a causa di un legittimo impedimento di uno degli avvocati che assistono gli imputati. Ovviamente saremo presenti anche nella seconda udienza, tramite il nostro legale per perorare le accuse. Oggi, intanto, in presenza di 3 dei 4 imputati, fra cui lo stesso Marco Bianchi e il padre Ruggiero, Animalisti Italiani ha depositato richiesta di costituzione di parte civile.
Il Presidente degli Animalisti Italiani Walter Caporale, incrociato lo sguardo di Marco Bianchi, non ha esitato a ricordargli alzando la voce, in un momento di rabbia intrisa a commozione, che nessuno potrà più restituire la vita né a Willy né a tutti gli animali che hanno ucciso.
Il Presidente Caporale è stato allontanato dall’aula, ma gli altri imputati, oltre Marco Bianchi in prigione per l’omicidio del giovane Willy, sono tutti a piede libero.
“Ci chiediamo se effettivamente gli imputati sconteranno mai un giorno di carcere per l’uccisione di varie specie animali, relegati sempre ad esseri viventi di serie B.
Da tempo ci battiamo per una normativa che fornisca loro una tutela più incisiva: bisogna inasprire le pene detentive e le sanzioni pecuniarie. Per gli animali, con l’attuale dispositivo normativo, il reato di uccisione resterebbe sicuramente impunito. Giustizia non sarà mai fatta in Italia fino a quando chi inizia torturando animali non farà un giorno di carcere”, conclude il Presidente Caporale.