“L’industria della pelliccia è un commercio crudele di morte. Tutti i capi o inserti di pelliccia sono intrisi di abusi e torture. Negli allevamenti, gli animali sono costretti a vivere in gabbie piccolissime, impossibilitati a muoversi, a seguire i propri istinti e ad avere una normale vita sociale. Per la disperazione, si spezzano i denti mordendo la gabbia, si feriscono da soli, o diventano aggressivi coi compagni. Infine vengono uccisi in modo cruento. A fronte di tutto ciò auspichiamo nella più ampia partecipazione al nostro presidio davanti al Teatro di San Carlo, sabato 15 dicembre, ore 18:00. Il flash mob sarà in onore di Jana Giardina, anima dell’animalismo partenopeo che ci ha lasciati prematuramente”. Così in una nota Walter Caporale, Presidente di Animalisti Italiani onlus. “Diciamo #bastapellicce. – sottolinea- Basta orribili sofferenze solo per vanità. Saremo la voce di milioni di animali trucidati ogni anno in tutto il mondo in nome di una moda sporca di sangue. Il mercato delle pellicce deve ascoltare la crescente sensibilità degli italiani verso gli animali. L’ultimo Rapporto Eurispes rivela che l’86,3% dei cittadini vuole il superamento degli allevamenti di animali da pelliccia. È il arrivato il momento che il Parlamento italiano metta al bando questa barbarie”. Ad oggi, tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo, sono presenti una ventina di allevamenti di visoni nei quali sono imprigionati oltre 200mila creature innocenti: qui, questi esseri viventi trovano una morte lenta e dolorosa con il monossido o il biossido di carbonio. Negli anni ’90 ne erano segnalati alla Camera di Commercio ben 125, ma il mercato delle pellicce oggi è in profonda crisi. Dagli 1,6 miliardi di euro del 2011 (già in calo rispetto agli 1,8 miliardi del 2006 e 2007) il valore della produzione italiana nel canale commerciale è sceso a 1,2 miliardi. Tra il 2015 e il 2016 c’è stato un crollo dell’11,3%. Tra gli operatori c’è scetticismo, il mercato è in costante declino, nei prossimi tre anni le pellicce perderanno altre quote di vendita”. “È chiaro oramai che questa attività commerciale cruenta non ha ragione di esistere più in un Paese dove l’attenzione per gli animali e il sostegno ai loro diritti si attestano tra i livelli più alti in Europa. Indossare un ‘cadavere’ ci rende complici di un sistema perverso ricco solo di sadismo, cattiveria e mancanza di rispetto verso la vita. Il progresso tecnologico di questi ultimi anni ha consentito di raggiungere valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali. Dire no alle pellicce significa anche tutelare l’ambiente e salvaguardare la salute umana. Infatti esiste una correlazione tra pellicce e rischio tossicità per la salute come dimostrato dai test ecotossicologici che hanno rilevato la presenza di sostanze tossiche e cancerogene in inserti di pelliccia”, conclude Caporale.