La vicenda della capretta di Anagni, che lo scorso anno aveva suscitato profonda indignazione in tutta Italia, è tornata all’attenzione della magistratura.
Il video diffuso sui social nell’agosto 2023, che mostrava un gruppo di ragazzi ridere e infierire su un animale inerme, aveva generato sconcerto e richieste di giustizia da parte di cittadini e realtà impegnate nella tutela degli animali. Nei giorni scorsi, il Pubblico Ministero Vittorio Misiti ha confermato la richiesta di archiviazione nei confronti dei giovani imputati, tutti maggiorenni, ritenendo che le ulteriori indagini non abbiano apportato elementi nuovi rispetto a quanto già accertato.
Dall’analisi dei telefoni cellulari sequestrati sono emersi foto e video che ritraevano l’animale immobile e conversazioni nelle quali alcuni interlocutori sostenevano che la capretta fosse già morta al momento delle condotte contestate. Parallelamente, presso il Tribunale dei Minorenni di Roma, è stata presentata una richiesta di archiviazione per i soggetti minorenni coinvolti. Di fronte a questa prospettiva, è stata depositata formale opposizione, chiedendo un supplemento di indagini per chiarire fino in fondo le responsabilità di ciascun partecipante, così come già avvenuto davanti al GIP di Frosinone per gli imputati maggiorenni.
“La crudeltà di quell’episodio non può essere minimizzata né giustificata,” dichiara Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani. “La giovane età non deve diventare un alibi per comportamenti di tale gravità. È necessario che anche i giovani coinvolti rispondano delle loro azioni e che venga lanciato un messaggio chiaro: la violenza verso gli animali è un reato e come tale deve essere perseguita con fermezza.” Questo caso rappresenta un grave campanello d’allarme sociale, evidenziando come la violenza sugli animali possa essere un indicatore di comportamenti antisociali futuri. Oltre all’accertamento delle responsabilità, è fondamentale avviare percorsi educativi e di sensibilizzazione rivolti ai giovani per prevenire episodi simili e promuovere una cultura del rispetto verso ogni forma di vita.
“L’Associazione Animalisti Italiani presenterà una seconda richiesta di opposizione chiedendo l’imputazione coatta – dichiara l’Avv. Francesca Pantanella – Il fatto che non sia stato rinvenuto il corpo non può escludere che l’animale fosse ancora vivo. L’impegno resta quello di seguire con attenzione l’evolversi del procedimento, affinché venga fatta piena giustizia per la capretta di Anagni, simbolo di una battaglia più ampia contro la violenza e l’indifferenza.”