Perdersi dentro gli occhioni di un cucciolo di gatto o intenerirsi per un piccolo di panda che starnutisce nel tentativo di spaventare la madre potrebbe essere una questione di sopravvivenza. Un gruppo di scienziati americani ha infatti scoperto che l’uomo è istintivamente attratto da tutto ciò che somiglia a un bebè:occhi grandi, guance paffute e in generale tutte le caratteristiche ‘rotondeggianti’. Alcuni studi hanno inoltre trovato che i centri del piacere del cervello si attivano quando vediamo qualcosa di ‘cuccioloso’. Avviene infatti una scarica di dopamina, risposta simile a quando mangiamo dolci o facciamo sesso, riporta la Cnn online.
“Sono azioni che ci danno piacere e ci rimandano ai bisogni ancestrali – spiega Oriana Aragon, psicologa a Yale – Mangiare cibo con molte calorie era essenziale per la sopravvivenza”. Il nostro cervello reagirebbe allo stesso modo davanti a un batuffolo paffuto, che sia un animale peloso oppure un bebè. “La nostra sopravvivenza dipende da quanto ci prendiamo cura dei più giovani – continua l’esperta – Fa parte della nostra natura rispondere a questi tratti distintivi”. Lareazione di fronte ai cuccioli è infatti molto simile a quella davanti ai bambini, o a qualcosa che li ricordi. Lo sanno bene i designer e gli esperti di marketing che hanno progettato auto come il Beetle della Volkswagen o la Mini Cooper.
Tuttavia, a volte la tenerezza si esprime in modo strano, notano i ricercatori. Succede che alcune persone vogliano schiacciare un cucciolo, oppure morsicare le guance di un bambino. Tutte azioni apparentemente contrastanti con la dimostrazione di affetto. Come esseri umani abbiamo in realtà una serie di comportamenti che non rispecchiano le emozioni dentro di noi, osservano gli esperti. Per esempio piangere di gioia, o urlare per l’eccitazione, o ancora pizzicare le guance di un bimbo. Gli scienziati le chiamano ’emozioni dimorfe’ e pensano possano essere unmeccanismo di autoregolazione che ci permette di controllare i sentimenti. Se siamo troppo felici, piangiamo. Siamo frustrati? Ridiamo. Un modo per non essere schiacciati dall’emozione iniziale, insomma.
Aragon ha studiato in modo particolare questa aggressività legata alle cose carine. Quando c’è qualcosa di molto tenero, non si riesce a trattenere un comportamento ‘violento’. In alcune lingue ci sono parole per indicare questo fenomeno: i filippini dicono ‘gigil’ per la necessità di stringere i denti o pizzicare le guance. Per i francesi invece ‘mignon a croquer’ significa ‘così carino da sgranocchiare’.
Per testare queste reazioni, Aragon e colleghi hanno mostrato a 90 persone una serie di immagini di animali – cuccioli e adulti – come elefanti, papere e gatti. I partecipanti dovevano tenere in mano il pluriball, l’imballaggio composto da 2 fogli di plastica con bolle d’aria, utile per ridurre gli effetti degli urti sugli oggetti. Quando i volontari hanno visto i piccoli animali, hanno fatto scoppiare più bolle rispetto a quando hanno visto le bestie adulte.
Uno studio simile condotto in Giappone ha osservato che la concentrazione delle persone sia più elevata mentre guardano foto di simpatici animaletti invece di quelle di cibo o altri oggetti, offrendo di fatto una scappatoia a chi guarda i video dei gattini in ufficio. Non sta perdendo tempo, ma sta aumentando la produttività.
Fonte: AdnKronos
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