L’Argentina è la prima nazione al mondo a vietare l’allevamento di salmoni: la notizia riguarda la provincia meridionale dell’arcipelago di Terra del Fuoco, e in particolare il Canale di Beagle. I legislatori hanno approvato all’unanimità il disegno di legge presentato dal deputato Pablo Villegas (Movimiento Popular Fueguino), rendendo di fatto l’Argentina il primo Paese a pronunciarsi contro la pratica intensiva dell’allevamento ittico.
Una decisione storica a tutela dell’ambiente marino, tanto più se si pensa che queste acque – le uniche nella zona in cui sarebbe praticabile l’allevamento di pesci in gabbia – rappresentano un importantissimo patrimonio di biodiversità, nel quale si concentra il 50% delle foreste di macroalghe esistenti nel Paese. L’approvazione del disegno di legge, sostenuta anche dalle associazioni ambientaliste, apporta benefici anche alle acque del Cile, dall’altra parte del Canale, dove l’industria ittica e il suo impatto sull’ambiente sono diventati una questione sempre più controversa. Una problematica che esiste fin dagli anni Settanta e che ha un impatto ambientale disastroso, legato in gran parte all’uso massiccio di antibiotici per scongiurare la diffusione di patologie negli allevamenti.
Anche in Europa, purtroppo, è molto diffuso l’allevamento di salmoni.
Lo Stato che detiene il primato nella produzione di salmone d’allevamento è la Norvegia con il 33% del mercato mondiale.
La Scozia, dopo il Cile, è il terzo produttore mondiale di salmone atlantico d’allevamento: circa 38 milioni di pesci prodotti solo nel 2019, con esportazioni in oltre 50 paesi.
Il governo scozzese sostiene un piano per la massiccia espansione dell’industria entro il 2030. L’Italia è fra i primi 10 importatori di salmone scozzese. Oltre il 96% della produzione di salmone scozzese è gestita da cinque aziende: Cooke Aquaculture, Grieg Seafood, Mowi, Scottish Sea Farms e The Scottish Salmon Company.
Abbiamo sostenuto nella divulgazione di un’inchiesta l’associazione CIWF, che ha condotto indagini su 22 allevamenti in totale, sia utilizzando la tecnologia dei droni sia, in 6 allevamenti, i sommozzatori.
In molti di questi allevamenti scozzesi, gli investigatori hanno trovato gravi infestazioni di pidocchi di mare e alti livelli di mortalità.
Pesci stipati in spoglie gabbie sottomarine, dove questi migratori naturali non hanno altro da fare che nuotare senza meta in condizioni anguste fino all’età di 2 anni. Il grado di sofferenza di questi animali è tale che la mortalità può raggiungere il 25% prima che il gruppo sia destinato alla macellazione.
È ora di seguire l’esempio dell’Argentina per il bene degli animali e della nostra Casa comune!