Malgrado gli insegnamenti della pandemia ci ricordino quotidianamente come il proliferarsi del pericoloso coronavirus sia stato frutto del salto di specie, dello spillover animale-uomo e di scelte alimentari sbagliate, c’è chi in Piemonte pensa alla “tradizione gastronomica”. Si tratta della Fiera del Bue Grasso, in programma oggi a Carrù (CN).
L’emergenza COVID19 , che ha portato pesanti restrizioni all’accesso del pubblico all’evento simbolo di Carrù, non ha fermato la folle volontà dell’amministrazione di rendere fruibile a tutti il contenuto della manifestazione, “risolvendo la questione” grazie al collegamento alla fibra ottica nell’area di svolgimento della fiera, al fine di garantire la copertura mediatica dell’evento e la fruibilità sul web.
“La Fiera del Bue Grasso altro non è che un appuntamento annuale con la morte per migliaia di animali per soddisfare il palato di umani sordi ai moniti della natura, in nome della preparazione di un piatto tipico: il Bollito, che più che un monumento della tradizione gastronomica italiana definiremmo l’emblema del perseverare negli stessi errori” dichiara Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani.
La Fiera divide, soprattutto quest’anno, visto il contesto emergenziale e il polverone inevitabile di critiche.
Gridiamo allo scandalo per il trattamento riservato agli animali.
Basterebbe poco: immedesimarsi in una sola di quelle creature, strattonata, umiliata e usata senza che possa opporsi per evitare la spettacolarizzazione della sua imminente morte.
“Quanta sofferenza inutile e quanta ipocrisia nel perseverare in queste anacronistiche tradizioni.
Con il solo scopo di appagare gusti profondamente distanti da quelli che la nostra natura biochimica prevede e di riempire i ventri già gonfi di inconsapevoli e voraci consumatori, va in in scena, durante una pandemia mondiale, un pietoso e obsoleto spettacolo di derisione, di strumentalizzazione, di tortura e di umiliazione che ha per sfortunati protagonisti dei meravigliosi e pacifici animali che vorrebbero solo essere lasciati in pace.
Oltraggiare la vita di chi non può difendersi e di più, perseverare nel voler restare indifferenti ai segnali inviati dalla natura, denota un’inettitudine senza confini oltre che un’immensa dose di presunzione.
C’è di che sorridere a leggere nel regolamento della fiera che devono essere rispettate le – condizioni di benessere dei bovini -; da quando in qua chi sta per morire può apprezzare una simile forma di pseudo tutela?
Continuare a mercificare gli Animali in nome della nostra distruttiva ideologia di dominio su tutto e su tutti non potrà che portare morte e devastazione.
Esporli al pubblico ludibrio come meri oggetti nel 2020 denota una totale mancanza di coscienza, sia da parte delle istituzioni di Carrù che di tutti gli avventori di questa oscena manifestazione.
Absit iniuria verbis: vergognatevi organizzatori, vergognatevi tutti !” conclude Riccardo Manca Vice Presidente degli Animalisti Italiani.