“Gli eventi meteo che hanno colpito l’Italia hanno avuto gravi ripercussioni per gli uomini e l’ambiente, ma – vogliamo affermarlo con forza – anche per la fauna e la biodiversità. Abbiamo inviato una lettera alle istituzioni, invocando lo stop al posticipo della chiusura della caccia. Una proroga in questo contesto drammatico rappresenta un vero atto di irresponsabilità, sia nei confronti degli animali selvatici, che nei confronti della stragrande maggioranza degli italiani per i quali questi esseri rappresentano un prezioso patrimonio tutelato dalla legge e dalla Costituzione”. Lo dichiara in una nota Walter Caporale, Presidente di Animalisti Italiani onlus. “Noi non possiamo ignorare – spiega – la morte di milioni di animali fra atroci sofferenze. La caccia va fermata, adesso! Il Rapporto dell’Eurispes, aggiornato al 2016, sottolinea che il 68,5% della popolazione è contrario a questo ‘sport’ sporco di sangue. I dati forniti da Istat e Federcaccia danno in costante diminuzione il numero dei cacciatori che, negli ultimi 10 anni, è calato del 60% in rapporto alla popolazione italiana complessiva. In base ai dati raccolti dall’Associazione ‘Vittime della caccia’, da settembre a dicembre 2018, sono 16 le persone che hanno perso la vita a causa dell’attività venatoria e 49 i feriti da armi da caccia, di cui 4 morti e 5 feriti in ambito extra venatorio. Il rapporto ISPRA 158/2012 ha dimostrato come il munizionamento da caccia rappresenti una fonte non trascurabile di inquinamento da piombo, in grado di avvelenare gli uccelli selvatici, contaminare il terreno e determinare un rischio sanitario per l’uomo, come il saturnismo”. Conclude Caporale: “Per tutti questi motivi, e per la tutela dell’incolumità, anche dei cittadini, abbiamo chiesto ai Presidenti di Regione un atto di coraggio e, allo stesso tempo, di sensibilità sociale affinché non venga concesso il prolungamento della stagione venatoria. Una siffatta modalità di azione politico-amministrativa comporta un illegittimo e reiterato danneggiamento del patrimonio indisponibile dello Stato. Per tanto ci riserviamo di valutare la opportunità di agire anche in sede penale al fine di salvaguardare l’interesse primario costituito dalla tutela della fauna selvatica”.