“Dopo 60 anni chiude un luogo di sofferenza e di morte. A Fossoli i visoni venivano uccisi, proprio in questo periodo dell’anno, in camere a gas. Gli animali attendevano il giorno della loro uccisone nelle piccole gabbie degli allevamenti, prima di diventare indumento”. Lo rende noto Walter Caporale, Presidente di Animalisti Italiani onlus. “Oggi è un giorno di libertà – spiega – per tanti esseri innocenti che dovevano essere sterminati in nome di una moda sporca di sangue. Per anni abbiamo denunciato le condizioni inaccettabili di detenzione di animali feriti e morti all’interno di gabbie. L’industria della pelliccia deve ascoltare la crescente sensibilità degli italiani e chiudere questi luoghi di sofferenza. Ad oggi, tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo, sono presenti una ventina di allevamenti di visoni nei quali sono imprigionati oltre 200mila creature innocenti: qui, questi esseri viventi trovano una morte lenta e dolorosa con il monossido o il biossido di carbonio”. “Negli anni ’90 ne erano segnalati alla Camera di Commercio ben 125, ma il mercato delle pellicce oggi è in profonda crisi. Dagli 1,6 miliardi di euro del 2011 (già in calo rispetto agli 1,8 miliardi del 2006 e 2007) il valore della produzione italiana nel canale commerciale è sceso a 1,2 miliardi. Tra il 2015 e il 2016 il calo è stato dell’11,3%. Tra l’altro l’ultimo Rapporto Eurispes rivela che l’86,3% dei cittadini vuole il superamento degli allevamenti di animali da pelliccia. È il arrivato il momento che il Parlamento italiano metta al bando questa barbarie”, conclude Caporale.