Un turista francese di 43 anni è stato aggredito da un orso mentre correva a Naroncolo, nel Comune di Dro, in Trentino. L’uomo, ferito agli arti, è stato soccorso e portato all’ospedale di Trento. La forestale sta conducendo gli accertamenti per identificare l’animale. Questo episodio segue la segnalazione avvenuta il 10 luglio scorso, giorno in cui una turista svizzera con tre bambini aveva avuto un incontro ravvicinato con una femmina di orso accompagnata da almeno un piccolo, lungo il lago di Molveno. Durante la camminata l’orsa era stata notata a fianco della rampa che sovrasta la strada e poco dopo era accaduto un cosiddetto falso attacco. La donna si era girata verso i figli per proteggerli e in quel momento l’orsa l’aveva toccata sulla maglietta senza però causare alcuna ferita.
Quanto accaduto sottolinea il grave ritardo nell’implementazione di misure di comunicazione volte a facilitare la convivenza tra orsi e popolazione locale, nonostante la presenza degli orsi in Trentino da ventiquattro anni. L’incidente solleva la questione della chiusura temporanea dei sentieri frequentati da orsi con cuccioli, pratica comune nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ma mai attuata in Trentino.
Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani, ha dichiarato: “Non possiamo tollerare che si agisca con la mentalità da sceriffi, pronti a catturare, sparare e abbattere ogni orso alla prima occasione. Gli orsi, come tutti gli animali selvatici, devono essere rispettati e protetti. L’incidente di Molveno dimostra che spesso si tratta di situazioni fraintese che possono essere risolte con interventi non violenti.”
Prosegue: “Se l’orso fa l’orso c’è solo una risposta, ucciderlo? Così la Provincia Autonoma di Trento gestisce il progetto Life Ursus. Anche l’ Ispra ritiene che gli abbattimenti non porterebbero a un declino demografico della specie, ma senza interventi sul territorio, la popolazione ursina potrebbe addirittura aumentare fino a 250 esemplari in 15 anni. Fugatti e la sua Giunta ignorano i pareri degli esperti per portare avanti una guerra senza senso!”.
L’Associazione Animalisti Italiani ribadisce la necessità di un approccio più empatico e scientifico nella gestione della fauna selvatica, sottolineando l’importanza di una convivenza pacifica tra esseri umani e orsi. La cattura e la conseguente vita in cattività o l’abbattimento, non sono la soluzione: educazione, prevenzione e rispetto per l’habitat naturale sono le chiavi per una coesistenza armoniosa.
L’assenza di protezioni sui cassonetti, l’eccessiva presenza di cibo di origine umana e le postazioni di foraggiamento non sicure rappresentano tutti fattori che contribuiscono ad abituare gli orsi alla presenza umana. Tuttavia, si passa direttamente alle catture e uccisioni senza affrontare con urgenza la necessità di intervenire per rendere sicuri questi elementi, fondamentali per prevenire potenziali conflitti. Allo stesso tempo, in Trentino ignorano anche l’importanza di fornire informazioni essenziali ai cittadini su come comportarsi in caso di incontro con un orso. Si evince una totale mancanza di consapevolezza delle istituzioni trentine riguardo alla gestione del Progetto Life Ursus, nato nel 1999 per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione.
Ad oggi gli esemplari adulti, secondo il Rapporto Grandi Carnivori, sono circa 80-90, contro i 60 stimati dal progetto. Un divario che può essere gestibile senza ricorrere agli abbattimenti di massa.