Il numero uno dell’associazione, all’epoca consigliere regionale in Abruzzo, era stato indicato come uno dei firmatari del provvedimento: “Finalmente una risposta concreta a chi da anni mi ricopre di menzogne. È grazie a me che, oggi, quella che è la mia regione ha leggi giuste”
ROMA, 14 luglio 2017 – “Ci sono voluti quasi quattro anni, ma è una bellissima notizia. Questo è un vero e proprio pugno in faccia a chi passa il suo tempo ad attaccarmi e ricoprirmi di menzogne”. È questo il commento euforico di Walter Caporale alla comunicazione del rinvio a giudizio di chi, nell’ottobre del 2013, lo aveva accusato di essere uno dei firmatari della cosiddetta “legge ammazza cani”, poi bloccata dal Consiglio Regionale della Regione Abruzzo, di cui lo stesso Caporale era membro.
I rinviati a giudizio, che dovranno comparire mercoledì 11 ottobre 2017 presso il Tribunale di Roma, sono il direttore di un noto sito internet che si occupa di tematiche ambientali e animaliste e la giornalista autrice dell’articolo in cui si puntava il dito contro l’ex consigliere regionale abruzzese. Nell’articolo venivano riportati i provvedimenti previsti dalla normativa, come ad esempio la possibilità di effettuare la “soppressione eutanasica degli animali da affezione su richiesta del proprietario”: il tutto, secondo chi lo aveva redatto, approvato anche dalla firma di Walter Caporale. E invece no.
L’ex consigliere regionale dei Verdi, all’epoca all’opposizione, firmò la proposta di legge del centrodestra solo perché “mi venne garantito che, se avessi firmato il testo approdato in Commissione, lo avremmo poi cambiato insieme ascoltando tutte le associazioni”, rivendica con forza Caporale.
Già dalla prima elezione al Consiglio Regionale abruzzese nel 2005, uno dei primi atti compiuti da Caporale fu quello di presentare una Legge per il controllo del randagismo in Abruzzo, legge scritta e concertata con tutte le Associazioni Animaliste regionali. Sottoscritta persino da molti consiglieri di destra e di sinistra e portata in Commissione qualche mese dopo la presentazione. Un progetto di legge che restò per lungo tempo discusso e che non riuscì a vedere luce per motivi diversi nel corso delle legislature che si susseguirono. In quell’anno per gli arresti del Presidente Ottaviano Del Turco e di buona parte della sua Giunta per i noti casi di malasanità e, nel 2009, per via del dramma del terremoto che, purtroppo, dirottò l’attenzione sul tema della sacrosanta ricostruzione a discapito delle problematiche animali.
Si arrivò, infine alla possibilità di discutere della questione randagismo grazie ad un Progetto di legge presentato dalla Destra, che Walter Caporale firmò a patto che venissero ascoltare le Associazioni in Commissione e fosse emendato nel rispetto del benessere degli animali. Da qui il caso che Caporale ribadisce: “Le Associazioni regionali (Animalisti Italiani Onlus, Lav, Enpa, Lega del Cane) vennero incontrate, ma il testo non fu riportato in Commissione per apportare le modifiche necessarie, ma al Consiglio Regionale, nonostante le pressanti richieste sia del sottoscritto che del collega Maurizio Acerbo, di Rifondazione Comunista, e Ricardo Chiavaroli, vegetariano e di centrodestra”.
Addirittura esiste una comunicazione ufficiale, a firma di Walter Caporale, protocollata in data 5 novembre 2013 al Presidente del Consiglio Regionale Abruzzo, Nazario Pagano: “Il sottoscritto, Walter Caporale, Capogruppo regionale de La Sinistra-Verdi/SD, COMUNICA, il ritiro della propria firma al Progetto di Legge n. 424/12 “Norme sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali da affezione”, poiché non è stato modificato come da richiesta delle associazioni animaliste e protezioniste”.
La svolta arriva nel dicembre 2013, quando il Consiglio Regionale abruzzese, approva la nuova Legge “Norme sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali da affezione”, che sostituisce la vecchia legge n.86 del 1999. Vengono accolti 19 dei 42 emendamenti presentati da Walter Caporale (firmati anche da Nicoletta Verì, Ricardo Chiavaroli, Maurizio Acerbo, Lucrezio Paolini, Marinella Sclocco) e due emendamenti a firma di Ricardo Chiavaroli.
Grazie a questa legge, in Abruzzo non sarà mai più consentita la soppressione degli animali da affezione su richiesta del proprietario, né per motivi di ordine sanitario e/o sociale, ma “solo se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità, con il consenso del proprietario e ad opera di un medico veterinario”.
In particolare però, e qui Caporale manda un messaggio chiaro a chi oggi continua a minacciarlo e accusarlo ingiustamente, “la nuova legge introduce elementi fondamentali e innovativi, come ad esempio:
– il divieto di utilizzo della catena, salvo per ragioni sanitarie (è la seconda regione in Italia dopo l’Emilia Romagna;
– la possibilità di consentire l’accesso degli animali negli Ospedali;
– il divieto di offrire animali in premio, vincita o omaggio nei luna park, nelle lotterie, nelle fiere, nei mercati, nelle mostre;
– il diritto di prelazione per le associazioni animaliste nella richiesta di gestione dei canili, che permetterà di bloccare i canili lager e le truffe ad opera di privati senza scrupoli;
– la presenza delle associazioni animaliste e della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo nelle varie fasi di applicazione della Legge;
– non potranno esistere rifugi con più di 250 cani (la legge attuale consentiva un numero fino a 500 animali, creando i presupposti per la nascita di veri e propri canili-lager).
Ovviamente non c’è la possibilità di uccidere animali inselvatichiti.
E non finisce qui. Grazie all’attività di Caporale e dei suoi colleghi consiglieri Maurizio Acerbo, di Rifondazione Comunista, e Ricardo Chiavaroli, di centrodestra, l’Abruzzo è stata la prima regione in Italia ad approvare la legge che stabilisce una spiaggia per animali in ogni Comune costiero (Legge Regionale n.19/2014, “Norme per l’accesso alle spiagge degli animali da affezione). “In più – rivendica il Presidente di Animalisti Italiani Onlus – feci inserire i diritti animali nello Statuto della Regione Abruzzo e la stessa Regione iniziò a finanziare i centri di ricerca che non usano animali. Chi mi ha accusato di volere la legge ammazza cani e chi lo fa ancora oggi si ricordi tutto questo. Bisogna conoscere le cose davvero, prima di parlare e di ricoprire di menzogne me e la mia splendida Regione, l’Abruzzo, orgogliosamente all’avanguardia nella tutela della natura e degli animali”.
“Finalmente dopo quasi quattro anni arriva il giusto riconoscimento sulla buonafede di Walter Caporale, un uomo che si batte da 40 anni per i diritti degli Animali, per la brutta storia della legge ammazza cani in Abruzzo”. Interviene così Paola Pavone, volontaria di Animalisti Italiani Onlus, alla notizia del rinvio a giudizio dei due giornalisti: “Ad oggi attacchi su attacchi vengono ancora quotidianamente lanciati dal virtuale Partito Animalista Europeo, a cui la sottoscritta apparteneva al tempo dei fatti, che era presente alla protesta in Consiglio Regionale. Nessun blitz, nessun merito di aver bloccato nulla: in Consiglio erano presenti tante associazioni regolarmente autorizzate ad entrare, Partito Animalista Europeo compreso e, in quella sede, Walter in primis si batté per respingere una proposta che tutto avrebbe fatto fuorché il bene degli animali”.
A difendere Walter Caporale nell’udienza in programma ad ottobre prossimo sarà l’avvocato Stefano Caroti che, per conto del suo assistito, si costituirà parte civile per la richiesta dei danni materiali e morali: “L’interesse primario di Walter Caporale è di portare avanti la sua battaglia per la tutela dei diritti degli animali e, suo malgrado, spesso si trova ad essere bersaglio di critiche che lo obbligano a tutelarsi nelle opportune sedi giudiziarie”.
A tal proposito è importante la dichiarazione dello stesso Caporale: “Al netto delle spese legali, devolverò la metà del risarcimento eventuale a cinque donne meravigliose che vivono con decine di animali salvati: Daniela Debbi, Daniela Granata, Maria Antonia Catania, Roxana e Margara Romano”.
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