L’annosa questione dei cinghiali che vagano per le strade della città italiane prendendo di mira sia i rifiuti abbandonati in centro urbano che le coltivazioni agricole è all’ordine del giorno. Recenti indagini Ispra rilevano negli ultimi 5 anni i prelievi di ungulati sul territorio italiano sono aumentati del 45% e in media sono stati abbattuti circa 300.000 cinghiali all’anno. Di questi 257.000 in caccia ordinaria mentre 42.000 in interventi di controllo faunistico. Da sempre mal gestito dalle Amministrazioni Comunali e Regioni, oggi il difficile rapporto uomo-fauna selvatica torna alla ribalta a causa del testo della nuova norma inserita nella legge di bilancio, a dicembre scorso, che modificando la legge sulla caccia (la 157 dell’11 febbraio 1992) consente “le uccisioni delle specie di fauna selvatica, anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto“.
Tutto ciò ha scatenato il “via libera” alla persecuzione degli animali, ad iniziare dai poveri cinghiali. Basti pensare agli ultimi eventi: a Mentana, nel Lazio, cittadini armati di corde e mazze da baseball e un carabiniere hanno cercato di uccidere un cinghiale. Chiusi i cancelli di Villa Pamphili a Roma: sbarrati gli ingressi di Monteverde e Donna Olimpia, sul posto Asl, polizia locale e metropolitana per isolare gli esemplari e portarli altrove.
Afferma Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani :“Sappiamo bene che fine faranno gli animali: se non uccisi direttamente, verranno catturati per diventare carne da macello. Protestiamo ancora una volta e ricordiamo che i metodi cruenti non sono la soluzione. E aggiunge: “Leggiamo oggi tra le pagine de Il Messaggero che a Terni per i cinghiali si chiude la stagione della caccia e si apre quella della cattura. Lanciamo allora una sfida di civiltà al sindaco di Terni, Leonardo Latini, che ha firmato l’ordinanza che consente, sotto il controllo dell’Atc 3 (Ambito territoriale caccia), il posizionamento delle gabbie per catturali. Il teatrino sulla pelle degli animali continua da decenni in Italia e sappiamo tutti che l’obiettivo è alimentare la filiera della carne di cinghiale e gli introiti per questo settore. Il 2022 si è chiuso con il primo passo verso la guerra a questi ungulati in attesa della caccia urbana la cui legge, ancora molto ambigua sulle modalità e a cui ci opponiamo è in attesa di chiarimenti prima di organizzare gli abbattimenti in città. Alla luce di ciò vogliamo spronare Comuni e Regioni a iniziare dal Sindaco di Terni a dare il buon esempio: alla cattura seguano le sterilizzazioni con i vaccini immunocontraccettivi”.
Un vaccino come il Gonacon, sperimentato in USA e in Europa nel Regno Unito con ottimi risultati, blocca la riproduzione degli ungulati per un periodo che può arrivare a 6 anni con una singola dose. Se non si vuole continuare con lo stanziamento di indennizzi e contributi per la prevenzione dei danni provocati dalla fauna selvatica all’agricoltura, basterebbe iniziare con il buon senso: se le uccisioni, come mostra la scienza, portano all’aumento delle riproduzioni, sarebbe sufficiente pianificare le sterilizzazioni ad ampio raggio, affiancandole a strategie come l’uso di dissuasori sonori, luminosi e olfattivi per tenere lontani gli animali dalle aree urbanizzate, gestire meglio i rifiuti nelle città e contenere l’antropizzazione eccessiva, evitando di sottrarre altro habitat naturale alle specie selvatiche.