Una lucida, premeditata, ordinaria giornata di follia: era maggio 2015, quando Gaetano Foco, oggi 32enne, decise di violentare e torturare fino alla morte la cagnolina Pilù, un pincher nano a cui la sua ex fidanzata era fortemente legata.
Dichiara Walter Caporale, Presidente dell’Associazione Animalisti Italiani: “Un dispetto da fare alla ex. Questo sarebbe il movente di un’atrocità inaudita e inaccettabile. Il maltrattamento fisico degli animali viene spesso utilizzato come strumento di violenza psicologica sulle persone per creare un clima di controllo e potere da parte del carnefice sulla propria vittima umana. Questo è il caso di Gaetano Foco che aveva precedentemente picchiato la donna. Violenza domestica sulla propria compagna, atti persecutori, stalking, ritorsioni completano il terribile quadro che non fa altro che confermare la nostra convinzione: la crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini, come affermava già il poeta Ovidio secoli fa.
Diversi studi psicologici e criminologici hanno dimostrato la correlazione tra comportamenti violenti nei confronti di animali e la ripetizione degli stessi su esseri umani. Ci siamo costituiti parte civile nel processo per ottenere giustizia per Pilù e contestualmente continuiamo a raccogliere firme per chiedere al governo pene detentive e sanzionatorie adeguate per questo genere di criminali”.
I fatti accaddero a Pescia, un sereno e ridente Paese in provincia di Pistoia, in cui l’ombra di una mano vigliacca ed assassina si posò su una piccola ed indifesa cagnolina di nome Pilù. Oramai il nome di Gaetano Foco è diventato tristemente noto a tutta Italia come mostro di Pescia.
Oggi, nella sua casa non c’è più nessuno. Resta, però, il ricordo della denuncia subita dal Presidente degli Animalisti Italiani Walter Caporale e dall’attivista Paola Pavone per diffamazione e violazione di proprietà privata perché avevano apposto sul suo balcone dei cartelli con la scritta “censurato per crudeltà”.
E soprattutto resta la consapevolezza che ancora adesso l’imputato giri a piede libero.
Animalisti Italiani è riuscita a risalire al nuovo domicilio di Foco e all’azienda in cui lavora. Si è trasferito da Pescia e ha ricominciato la sua vita normalmente, come se nulla fosse accaduto.
Conclude Walter Caporale: “Noi Animalisti Italiani non dimentichiamo la sofferenza di Pilù e in vista dell’udienza del 9 giugno, nella speranza si tratti di quella conclusiva con relativa sentenza definitiva, abbiamo deciso di fare un gesto simbolico di denuncia. Oltre ad aver organizzato la consueta manifestazione in concomitanza del processo che si terrà a Pistoia giovedì 9 giugno, oggi abbiamo voluto contattare il datore di lavoro di Gaetano Foco per rammentare la pericolosità dell’uomo e sottolineare come sia discutibile, anche a livello morale, l’aver concesso a tale individuo di lavorare indisturbato, esponendo a pericoli gli altri colleghi di lavoro. Una provocazione per farli riflettere sul basso valore che viene dato alla vita di un essere animale. Se fosse accaduto ad un umano, nessuno avrebbe lavorato con Foco!”.
Nel corpicino esanime di Pilù, è stato trovato detersivo, alcool etilico, due limoni. Milza e fegato erano completamente spappolati.
Se non si riesce a provare sdegno di fronte a tutto ciò, abbiamo veramente fallito come società civile.
Auspichiamo una pena esemplare. È tempo di modificare le leggi, inasprendo severamente le pene per le violenze e i reati contro gli animali, e mutare il codice civile affinché venga riconosciuto agli animali il più naturale ed essenziale diritto: quello di “esseri senzienti” e non più “beni mobili”.