CORRIDA: NÉ ARTE NÉ CULTURA, SOLO TORTURA
È sconfortante apprendere che un Paese come la Spagna, afflitta al pari di tante altre nazioni, dai gravi e innumerevoli problemi legati alla crisi internazionale dovuta alla pandemia, abbia tra le sue priorità l’approvazione di un protocollo per tutelare la corrida.
Eppure oggi a Madrid il presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso con il sindaco della capitale, José Luis Martínez-Almeida, ha appena firmato un protocollo in cui si impegnano a difendere la corrida con azioni diverse, puntando a farla diventare patrimonio culturale!
Chiamano cultura gli abusi e maltrattamenti sugli animali.
Non vedono l’umiliazione, la sofferenza, la tortura e la morte.
Ogni volta accade la stessa storia. In una corrida tipica, il toro entra nell’arena avvicinato da cavalieri montati su cavalli con i paraocchi che piantano lance nella sua schiena. Quando il toro è indebolito da sanguinamento, infine, appare il matador che tenta di ucciderlo con una spada. Se fallisce, continua a mutilare ulteriormente l’animale.
Se si visita un luogo in cui si svolgono corride, non andare a vederle! Il turismo è una delle principali “giustificazioni” di questo settore affinché sia legittimato il perpetrare questa tradizione spregevole. È giunta l’ora di urlare “Basta!”.
La Catalogna, le Isola Baleari e alcune province spagnole hanno già approvato da tempo leggi per vietare la corrida; ma il resto della Spagna ancora accoglie questa follia macabra e senza rispetto verso gli animali.
[Fonti–>AGEN PRESS; GREEN ME]