EMERGENZA RANDAGISMO E CRITICITÀ DEI CANILI IN ABRUZZO

Condividiamo e supportiamo il coordinamento “Attivismo by Progetto Vegan” che ci segnala con urgenza la grave situazione dei canili e del randagismo nella Regione Abruzzo. La recente proposta di ridurre l’apertura dei canili e limitare l’accesso di volontari e veterinari rischia di peggiorare le condizioni di animali già vulnerabili e di compromettere adozioni, controlli e trasparenza. In una regione con un randagismo elevato, la chiusura nei weekend blocca attività essenziali per il benessere animale e per la sicurezza pubblica.

Di seguito, la lettera completa inviata alle autorità competenti:


All’attenzione di
Presidente e Assessori della Regione Abruzzo
Direzioni ASL competenti territorialmente
Sindaci dei Comuni capoluogo abruzzesi
Associazioni territoriali per la tutela degli animali

Richiamiamo l’Art. 9 della Costituzione – tutela degli animali e degli ecosistemi – e la L.R. 47/2013, che impongono obblighi chiari a Regione e Comuni su benessere animale, trasparenza amministrativa, controllo delle strutture, governo del territorio, prevenzione del randagismo e promozione delle adozioni.

L’emendamento Verrecchia, che riduce l’apertura dei canili e limita l’accesso di volontari e veterinari, appare in evidente contrasto con tali principi. Ridurre controlli e accesso pubblico significa esporre animali vulnerabili a maggiore sofferenza, invisibilità e mancata cura.

Il problema non è 7 giorni contro 5: il problema è CHIUDERE nei weekend, esattamente quando:

  • le famiglie possono recarsi nei canili per adottare

  • i volontari possono garantire attenzioni, segnalazioni e monitoraggi

  • si realizza il principio di trasparenza previsto dalla legge

In una regione con un randagismo così elevato, chiudere sabato e domenica significa bloccare le adozioni, impedire la partecipazione dei cittadini, ridurre i controlli e irrigidire l’opacità gestionale.

L’emergenza “Randagismo Abruzzo” è aggravata da un dato allarmante e incontestabile: “Il dossier LAV 2022 conferma che dal 2008 non esistono dati ufficiali aggiornati sulla popolazione randagia in Italia.” La Regione Abruzzo non dispone di dati 2023–2024 su numero di cani vaganti, sterilizzazioni, cucciolate, ingressi/uscite dai canili, abbandoni, decessi. L’unico dato recente è della ASL1: 1.781 cani vaganti gestiti solo nel 2020 nella provincia dell’Aquila. L’unica stima generale esistente sul randagismo regionale risale al 2011 ed è inutilizzabile ogg. L’assenza di monitoraggio dimostra che il randagismo non viene governato. E un fenomeno non governato tende ad aumentare.

Secondo le principali associazioni nazionali e il Ministero della Salute, oltre il 70–80% del randagismo deriva da cani di proprietà lasciati vagare, interi, non sterilizzati e non controllati. Queste cucciolate alimentano direttamente i canili e il fenomeno dei “cani vaganti”.

Senza controllo del territorio → il randagismo cresce.
Senza sterilizzazioni → il randagismo esplode.
Senza dati → non si governa nulla.

Si richiede pertanto una risposta scritta e trasparente ai seguenti quesiti:

  • Qual è il dato aggiornato 2023–2024 sul numero di cani vaganti in Abruzzo?

  • Quante sterilizzazioni territoriali sono state effettuate negli ultimi due anni?

  • Quante verifiche sono state condotte presso allevatori, cacciatori e tartufai per il controllo dei cani di proprietà?

  • Quante ispezioni nei canili convenzionati sono state effettuate nel 2022–2024?

  • Tutti i cani liberi accuditi sono regolarmente microchippati e sterilizzati, come previsto dalle normative e dalle linee guida ministeriali?

  • I Comuni e le ASL effettuano un controllo sistematico del territorio, come richiesto dalla L.R. 47/2013?

  • Quali strumenti la Regione sta adottando per prevenire cucciolate indesiderate, abbandoni e aumento dei vaganti?

Tali informazioni dovrebbero essere già pubbliche e disponibili. Se non lo sono, si configura una grave omissione amministrativa.

Negli ultimi anni sono emersi pubblicamente episodi di criticità e irregolarità nelle seguenti strutture abruzzesi, qui di seguito riportiamo solo alcuni episodi gravi:

  • Canile di Roccaraso (AQ) – esposti e segnalazioni ripetute su condizioni critiche e carenze strutturali.

  • Canile di Civitella del Tronto (TE) – segnalazioni storiche di incuria, sovraffollamento e gestione insufficiente.

  • Strutture dell’Aquila – criticità post-sisma e difficoltà operative documentate da associazioni e media locali.

Una semplice ricerca online porta a una lunga lista di esposti, denunce e segnalazioni relative ai canili regionali. Questi episodi dimostrano una gestione che richiede più controllo, non meno.

La presenza di cani vaganti:

  • aumenta il rischio sanitario

  • espone i cittadini a incidenti stradali e aggressioni

  • aggrava il degrado urbano

  • scarica costi ingenti su Comuni e ASL

  • produce sofferenza animale evidente e documentata

Vogliamo chiaramente dimostrare che la riduzione delle aperture e della trasparenza dei canili peggiora il problema, non lo risolve.

Le nostre richieste:

  1. Sospensione o revoca dell’emendamento Verrecchia.

  2. Apertura obbligatoria dei canili almeno 7 giorni su 7, inclusi sabato e domenica.

  3. Accesso garantito a volontari e veterinari indipendenti.

  4. Controlli obbligatori delle ASL e della Regione sui gestori e sulle strutture.

  5. Piano straordinario anti-randagismo 2024–2025.

  6. Tavolo tecnico permanente con associazioni e comitati competenti.

  7. Pubblicazione online dei dati su randagismo, catture, cucciolate, ingressi/uscite, sterilizzazioni.

  8. Massima trasparenza sull’uso dei fondi pubblici destinati ai canili.

E vorremmo ricordare, con la massima chiarezza, ciò che dovrebbe essere ovvio per tutti: i cani non hanno alcuna colpa per ciò che accade. La colpa è esclusivamente degli esseri umani, delle scelte umane e delle omissioni umane.

La responsabilità è tutta:

  • di chi abbandona, lasciando animali a riprodursi, a soffrire e a morire sul territorio;

  • delle autorità che non vigilano, che non controllano, che non censiscono, che non sterilizzano, che non applicano la legge;

  • dei gestori dei canili che operano senza competenze adeguate, senza formazione, senza rispetto delle procedure minime e, in troppi casi, senza neppure il cuore e la sensibilità necessari per prendersi cura di esseri viventi affidati a loro per obbligo di legge.

I cani pagano sempre il prezzo più alto: quello dell’abbandono, quello dell’incuria, quello dell’assenza di controllo, quello della mancanza di responsabilità pubblica. E di fronte a tutto questo, ridurre trasparenza e controlli significa solo prolungare la sofferenza di chi non ha voce, e permettere che episodi come quelli mostrati nel video continuino ad accadere nell’ombra.

Attendiamo una risposta ufficiale. In assenza di riscontro, valuteranno azioni giuridiche, inclusi accessi agli atti, diffide ed esposti.


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